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2 giugno 2010 3 02 /06 /giugno /2010 18:56

Jessica resta una ragazza di strada. Continua a vivere e dormire in macchina davanti al deposito dell'Atm Palmanova in via Esterle a Milano. Il suo contratto a termine da autista non è stato riconfermato nonostante le promesse. Lei nel frattempo aveva lasciato casa e ora non ha altro posto dove andare a dormire. Jessica ha 34 anni ed è una di quelle «bamboccione» precarie che non si arrendono all'idea di dover rinunciare al proprio lavoro. E non importa se per legge la sua azienda ha il «diritto» di lasciarla in mezzo a una strada. Dopo dieci giorni di protesta almeno un risultato lo ha ottenuto. Non è più sola. La sua storia interessa giornalisti e fotografi. I colleghi, nonostante le pressioni dell'azienda dei trasporti milanese, passano a trovarla. «Sono diventata una specie di confessore - racconta - il mio caso non è unico e molti me lo vengono a dire, anche se subiscono le pressioni dell'azienda che cerca di isolarmi. Vogliono fare terra bruciata intorno a me». Sabato è passato a trovarla anche un dirigente dell'Atm. «Mi ha detto che sto perdendo la mia dignità. Di smetterla di fare la barbona, tanto i colleghi non mi aiuteranno e in azienda non mi riprenderanno neanche per pulire i cessi. Dicono di volermi procacciare un lavoro in un'altra azienda di trasporti, pare abbiano mandato una email a mio nome per farmi ottenere un contratto di 12 mesi, di cui 11 di prova... Insomma basta un nulla per ritornare senza lavoro. E poi io voglio il mio lavoro, quello che mi è stato promesso e che mi è stato negato. Loro invece vogliono far apparire che rifiuto l'aiuto aziendale perché non voglio lavorare. E' paradossale. In più adesso dicono che mi hanno licenziata perché avrei fatto un incidente, ma non è questa la vera ragione...siamo al braccio di ferro». Vicino a Jessica ci sono i Cobas che stanno pensando di indire lo stato di agitazione anche in altri depositi Atm.

 

da "Il Manifesto" 01-06-2010, p. 7

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