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8 marzo 2012 4 08 /03 /marzo /2012 09:57

 

 

mimose1.gif8 marzo 1857 – 8 marzo 2012, le donne protestano ancora per migliorare il loro posto di lavoro, contro i turni massacranti e le domeniche lavorative. Dopo un trentennio di diritti acquisiti ottenute con le lotte, anche con il sangue, di molte donne e uomini, il governo italiano e il padronato, rimette in discussione tutto per onore della globalizzazione, del mercato e del profitto capitalistico. Nel 2012 le donne sono ancora in piazza a lottare per i loro posto di lavoro, esternalizzato, delocalizzato all'estero, lottano per un salario parificato, per il futuro loro, dei loro figli e della loro terra, e come nel 1857 sono sgomberate brutalmente dalla polizia. Accade all'ora, accade oggi in Val di Susa.

8 marzo 1908 – 8 marzo 2012, dopo un trentennio di diritti acquisiti, le donne sono sfruttate, costrette a scegliere o i figli o il lavoro, a lunghi ed estenuanti turni, anche di domenica; donne violentate, ammazzate, annichilite, oggetto da usare per pubblicità e il piacere di mercato sempre più machista. Donne usate ed abusate, gettate in un fosso, ai margini della società poiché non più belle, logore, consumate da anni di lavoro e fatiche. Il corpo delle donne usato come strumento, macchina di riproduzione, ma anche produzione di piacere o di oggetti materiali. Un corpo disumanizzato, diventato risorsa, usato e gettato nella discarica sociale, nella montagna della disoccupazione, in attesa dello smaltimento sociale.

Nel mondo femminile si è aperto in questi giorni il dibattito sul senso di celebrare ancora oggi l'8 marzo, nato come simbologia delle lotte femminili, ha perso valore per essere usato come elogio al consumismo e alla trasgressione, e la mimosa ha perso valore ed è diventata un atto carino e dolce degli uomini che per una volta si ricordano che le donne esistono e per il mercato che ne fa il business.

Nel 2012 più che mai ricordare l'8 marzo, ha senso, non tanto per ciò che avvenne nel passato, ma per quello che avviene nel presente, per le lotte delle donne FIOM, per le operaie dell'OMSA che hanno perso il lavoro perché si è trasferito in Serbia, ma anche per le lavoratrici dei negozi, le insegnanti, le precarie, le ricercatrici, le braccianti, le badanti e le migliaia di altre donne italiane e straniere, che lottano per il diritto ad un posto di lavoro magari dignitoso e non sottopagato, per i loro diritti e la parità. Si parità, perché nel 2012 gli stipendi reali delle donne sono ancora inferiori a quello degli uomini, perché il carico familiare e sociale è ancora quasi interamente nelle loro spalle, perché l'essere o non essere presenti ai vertici istituzionali o aziendali è demandato ancora ai maschi, e comunque implica rinuncia alla famiglia, ai propri tempi in una società ancora conformata sui secolarizzati tempi “maschili”. A Vicenza come in altre realtà, le donne ricorderanno l'8 marzo con iniziative nell'arco della giornata che avranno l'apice in piazza. Iniziative che non sono folclore, ma simbologia e solidarietà con le donne che lottano.

 

Irene Rui – Forum delle donne di Rifondazione Comunista di Vicenza

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