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Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per

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Nasce la federazione dei partiti della sinistra vera

Un nuovo inizio. È questo il titolo dell’appello con il quale Prc, Pdci, Socialismo 2000 ed altre realtà associative e di movimento hanno presentato ieri la federazione della sinistra d’alternativa.
Un’iniziativa sicuramente importante che però non mi convince completamente poiché unisce un elemento utile escludendone uno fondamentale con il rischio reale e concreto, per chi come me crede e si batte per il progetto dell’unità dei comunisti, che la federazione non sia né un passo avanti né un passo indietro ma semplicemente un modo per mantenere lo status quo se non, addirittura, un escamotage per riproporre schemi già visti in epoca bertinottiana.
Infatti, se da un lato è positivo il tentativo di aprire un confronto tra le diverse soggettività politiche e non che compongono il variegato arcipelago della sinistra d’alternativa individuando o cercando di individuare (tra l’altro cosa non fatta ieri) una piattaforma programmatica e di lotte comuni per ricostruire un’utilità sociale e politica della sinistra italiana, dall’altro lato, viene eliminata, nemmeno enunciata o demandata ad altra data o luogo, la questione dell’unità dei comunisti.
Scompare nei fatti la proposta della rifondazione/ricostruzione di un partito comunista all’altezza della fase attuale quasi come se ciò fosse in antitesi con la formazione di uno più ampio fronte della sinistra e non ne rappresentasse, invece, l’asse portante per evitare i due rischi principali che corre il progetto federativo.
Il primo è che esso possa trasformarsi in una sommatoria di realtà di movimento che, essendo estemporanee per loro natura, renderebbero la federazione qualcosa di talmente astratto ed inefficace da ricordare le “Liste civiche nazionali” di Oliviero Beha, Pancho Pardi ed Elio Veltri oppure, peggio ancora, possa rappresentare l’ennesimo tentativo per approdare al partito della sinistra indistinta attraverso la destrutturazione organizzativa dei comunisti in Italia.
Se l’esito dovesse essere questo, il fatto che la federazione nasca nel segno della falce e martello è, se vogliamo, addirittura un’aggravante in quanto rappresenterebbe, questa sì una risposta identitaria, che ridurrebbe il comunismo ad un simbolo da esporre a non, per dirla alla Marx, al movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti.



Nasce la federazione: uno spazio a sinistra, autonomo e alternativo

Frida Nacinovich

Lo spazio c'è. Quello politico. Non quello fisico perché la sala in via dei Frentani è stracolma.  Platea e galleria segnano oltre il tutto esaurito. Un popolo rosso, di sinistra, comunista, socialista, ambientalista. Un popolo che ha una sua identità, una sua storia, anche un suo progetto per il futuro. Donne e uomini di una sinistra anticapitalista del ventunesimo secolo che non rinnegano il passato - alla fine cantano in coro "Bandiera rossa" - ma vogliono vivere l'oggi e il domani. Cantano in coro "Bandiera rossa", così come in altri congressi si canta l' "Inno di Mameli". Internazionalisti, altermondialisti, rivoluzionari anche. Nostalgici? No. Basta vedere cosa succede nel mondo - a partire dal Sudamerica - per capire che non hanno un glorioso futuro dietro le spalle. Lo hanno in avanti. Anche se - vista dall'Italia berlusconiana e berlusconizzata - la corsa è tutta in salita. Ma spazio politico c'è, uno spazio aperto, plurale, non settario da avanguardisti della rivoluzione. Uno spazio a sinistra del Pd, alternativo al Pd. Non stretto nella camicia di forza del bipolarismo a tutti i costi. Nella sala quasi non si respira, sono venuti da tutta Italia per "il nuovo inizio". La nascita, soprattutto la costruzione - faticosa come tutte le costruzioni - di una sinistra italiana di alternativa.  Una federazione nel segno della ricchezza, delle diversità, delle diverse provenienze. Così Cesare Salvi, il socialista del ventunesimo secolo Salvi, conquista l'applauso della platea quando ricorda, con orgoglio: «Sono stato iscritto al partito comunista italiano». La storia non si cancella, perché ogni albero (anche le querce e gli ulivi) ha bisogno di radici. Altrimenti muore. Qui le radici ci sono, servono le ali per volare. Volare via dalla malinconica condizione di essere considerati dei sopravvissuti, non è una questione di voti. O meglio lo è anche - fuori dal Parlamento italiano, fuori dal Parlamento europeo. Ma soprattutto è il portato di almeno quindici anni di disinvolta riscrittura della storia. Di discussioni oziose sul tempo che fu - ricordate il "mai stato comunista?" - di assenza di lavoro quotidiano nella società, con il risultato che oggi il partito più propriamente popolare italiano è la Lega Nord. Sul tema la puntualizzazione di Paolo Ferrero coglie nel segno: il segretario di Rifondazione comunista non paragona la fase attuale al biennio '43 '44 ma all'inizio degli anni '20. Non quindi un Comitato di liberazione nazionale (da Berlusconi), piuttosto una forza politica

autonoma e di sinistra, in grado di opporsi con idee e progetti alternativi alla nascita e al consolidamento di un sistema, quasi un regime. Una federazione in cui ognuno possa sentirsi come a casa propria. «La sfida è riuscire a costruire un nuovo modo di stare insieme - sottolinea Ferrero - per evitare che il 5% di cose che non condividiamo ci obblighino a rompere, come è stato in passato». Per interrompere il ciclo della frammentazione, eterna coazione a ripetere della sinistra mondiale. Il segretario del Prc si dice convinto che la Federazione sia la forma migliore per mettere insieme la sinistra anticapitalista, «le cui diversità non sono un impedimento ad un processo unitario». Con un obiettivo chiaro: «la ricostruzione di un'opposizione sociale e politica». Il processo costituente partirà a settembre attraverso assemblee sui territori, sul modello di questa qui, battezzata nella sala di vie dei Frentani, un luogo dell'anima per la sinistra italiana. L'approdo sarà un appuntamento a fine ottobre che segnerà la nascita della Federazione. Gli interventi si susseguono senza soluzione di continuità, nemmeno un break per il pranzo. Intervengono

sindacalisti, intellettuali, dirigenti di partito, donne e uomini dei movimenti. «Torniamo insieme.  Era ora». Quasi si commuove Oliviero Diliberto mentre lo dice. «Rivendichiamo la nostra storia: io sono comunista - sottolinea il segretario del Pdci - ma la Federazione non è un'operazione nostalgica. E' piuttosto una iconoclasta rivisitazione di tutte le nostre categorie di analisi e proposta politica: un giovane non deve essere comunista o anticapitalista come lo siamo stati noi». Diliberto precisa che personalmente considera la Federazione «non un evento contingente, ma neanche l'approdo finale: deve essere una tappa verso un partito unitario della sinistra». Da parte sua Cesare Salvi invita tutte le forze politiche di sinistra a partecipare alla costituente della federazione della sinistra, di un nuovo soggetto unitario e plurale. Ad ascoltare ci sono militanti di Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 2000 insieme a rappresentanti di altri movimenti e realtà politiche, intervengono tra gli alti Roberto Musacchio di Sinistra e libertà, Vincenzo Vita del Pd, Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori. C'è un pezzo di sindacato, la sinistra della Cgil insieme alle forze del sindacalismo di base. Non tutti sembrano volersi mettere ancora in marcia sul sentiero di una sinistra anticapitalista, c'è chi come Marco Ferrando propone un parlamento di tutte le forze della sinistra extraparlamentare come libero luogo di discussione in vista di una possibile unità di azione. E c'è chi guarda più ai rapporti con il Pd che alla ricostruzione di una sinistra italiana di opposizione. Come è andata? Ancora non si può dire, perché da qui si parte. Sarà il lavoro quotidiano a dare ragione o torto a un viaggio appena iniziato. Un lavoro che si annuncia duro, perché nelle strade, nelle piazze, ai cancelli delle fabbriche, di fronte agli uomini e alle donne che non ne hanno capito l'utilità sociale, la sinistra deve ridimostrare di avere idee, progetti, capacità di creare legami. Non nostalgici, rivolti all'oggi e soprattutto al domani. Cara bandiera rossa.

«L'età media è un po' alta. Partecipiamo ma non per fare le

comparse»

- Fabio Sebastiani

«Avevamo detto un nuovo inizio ma se questo inizio ha una media tra i 45 e i 50 anni allora partiamo male. Va bene l'esperienza ma ci deve essere anche la prospettiva». Francesco farà 18 anni tra qualche mese. Dall'alto dei suoi quasi due metri di altezza sembra dimostrarne qualcuno di più per la verità. Al percorso della federazione ci crede molto. Anche perché non vede un altro modo di dare soluzione al grande problema della visibilità della cultura anticapitalista. La battuta sagace non se la risparmia. E' uno dei tanti che sono arrivati a via dei Frentani con l'idea di assistere ad un evento importante, qualcosa che li sottraesse dalla «serialità uniformante» del Pd, ed è rimasto un po' deluso dall'assenza dei giovani dal palco. L'unico "nuovo inizio" che vedono è ripartire dai bisogni reali della gente. E, soprattutto, il taglio deciso con qualsiasi cultura dell'ultraminoritarismo interno. «Federazione sì - dicono - ma non con un corredo infinito di mozioni». Gabriella di anni ne ha più di trenta. Ha avuto molte esperienze nelle lotte ambientaliste. «Oggi torna la sinistra con molti aggettivi - dice - mentre l'Arcobaleno voleva una sinistra senza aggettivi. Mi sembra di capire che stiamo sulla strada giusta. Oggi ho risentito parlare di ambiente e di questione femminile». Un consiglio per la nuova federazione? «Un segretario donna». Zaccheo viene da Firenze ed ha 25 anni. Ha cominciato a far politica nel 2001 nel Prc. Quindi, anche lui molto giovane. «Questa federazione, che definirei il terzo polo del panorama politico italiano, ha il pregio della chiarezza e della autonomia», dice. La crisi del Prc? «Viene da lontano ma tra vecchi problemi e il pegno pagato nell'esperienza di Governo non siamo stati in grado di tradurre la nostra azione in esperienze concrete e stabili». Zaccheo fa il grafico pubblicitario e qualche idea su come la sinistra possa dotarsi di maggiore appeal ce l'ha. «Il problema più grosso è l'incapacità di utilizzare gli strumenti per arrivare alla gente. Grillo, che piaccia o meno insegna qualcosa. Comunque smuove migliaia di persone. Liberazione è migliorata ma non è sufficiente. Bisogna affidarsi di più alla Rete e al Web e poi avere sempre in mente di unire l'aspetto ludico a quello comunicativo». Che consiglio daresti alla federazione? «Perseguire l'unità senza voler per questo limare a forza le differenze». «In fondo - aggiunge - comunicare l'unità alla gente è un valore aggiunto». Molti ragazzi rispondono che l'esperienza di cui tener conto è la Linke tedesca, che in fondo sta dimostrando di saper tenere insieme le diversità e di riuscire a farne un elemento della sua identità verso l'esterno. Alessandro, diciassettenne di Acerra, è venuto a seguire l'assemblea con un suo amico di Albano, Alessandro.

«Facciamo la lotta contro gli ecomostri», attaccano. Alla domanda sulla scarsità degli interventi dei giovani Alessandro risponde con sicurezza: «C'è una distanza generazionale. La nuova generazione non si identifica più con le dinamiche di partito». «Dietro questa narrazione del nuovo inizio c'è la retorica di sempre», aggiunge. Alessandro, al di là delle sue critiche, che partono tutte dalla fallimentare esperienza di governo, vede qualche possibilità di successo solo se la federazione sarà in grado di coinvolgere i giovani. «La società parte dal basso e solo dopo si va strutturando. E' questo il patrimonio che ci trasmette l'idea del comunismo». Attraverso quale forma organizzativa?

«C'è bisogno del partito, perché in democrazia è questa che fa la differenza. Ma dentro questo va creata una rete di iniziative minime, dal mercatino del libro usato all'associazione culturale». E i grandi temi? «Si certo - aggiunge - dall'energia alla scuola, gli spunti non mancano, ma il punto è che siamo assenti, troppo impegnati nelle nostre faccende interne». Mario, 33, anni, fa l'educatore ed è anche segretario di un circolo di Rifondazione a Roma. Quale forma organizzativa vedi nel futuro? «Pensare a un partito leggero non ci conviene. E' vero che viviamo in una società liquida, è vero. Ma questo non vuol dire non avere alcuni punti di riferimento». E quali sono? «Il movimento dei lavoratori sta lì a dirci con la sua storia che il passaggio fondamentale è l'unificazione. E su questo il sindacato non fa certo abbastanza». Mario è pronto a tornare a fare politica nel territorio; anzi, nel suo quartiere lo sta già facendo, unitariamente. «Identitari? Può darsi, ma è da lì che occorre ripartire». Ma come spieghi la tua identità a un lavoratore che magari vota Lega? «Ho solo una possibilità - risponde - dirgli chiaramente che non sono più disposto a ripercorrere ciò che ho fatto negli ultimi dieci anni».

Liberazione – 19.7.09

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