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26 aprile 2011 2 26 /04 /aprile /2011 15:54

Accolti dalla Caritas. Così si conclude la storia dei centocinquanta rom che avevano occupato la basilica di San Paolo dopo che le ruspe di Alemanno avevano raso al suolo le loro case improvvisate in un campo spontaneo a via dei Cluniacensi. Una Settimana Santa che Roma scorderà difficilmente, che ha messo in evidenza tutti i tratti di una politica indegna di una città civile e democratica, forte con i deboli e debole con i poteri forti che la soffocano. Più di mille i rom sgomberati la settimana scorsa. Altrettanti e più dovranno essere sgomberati nei prossimi giorni. Nel silenzio di quasi tutti. Se non fosse stato che questa volta un centinaio di loro invece di scomparire nelle pieghe della città si sono rifugiati in una delle quattro basiliche più importanti per la cristianità e Roma. E proprio nella casa del Dio degli ultimi, gli ultimi hanno trovato rifugio durante la festività più importante per i cristiani. Creando non poco imbarazzo a tutti. Un imbarazzo dal quale la giunta comunale ha provato a liberarsi con il denaro. Cinquecento euro. Poi mille con un contributo del Vicariato, con la promessa di non tornare più. L’importante era che se ne andassero. Separando le famiglie. Che tanto non sono famiglie, sacre e inviolabili come le altre, sono rom, no? Donne e bambini nel C.a.r.a. di Castelnuovo di Porto (centro che dovrebbe accogliere i richiedenti asilo), gli uomini da qualche altra parte. Forse nella capitale. E se volevano proprio stare insieme per il giorno di Pasqua potevano sempre cercarsi una soluzione. E lo hanno fatto, ma non alle condizione dettate dal Comune. Gli antirazzisti di diverse associazioni, da Popica all'Arci, per tre giorni hanno monitorato la situazione e cercato delle soluzioni accettando infine la mediazione della Caritas. Spesso si sono riuniti in assemblea, tra loro e con i rom rimasti fuori dalla basilica, con l’aiuto di una mediatrice culturale che traduceva in rumeno cercando di capirne le esigenze e le decisioni da prendere. Con quelli cioè che erano usciti dalla basilica sabato mattina per fare un po’ di spesa e che non sono stati fatti rientrare dalla gendarmeria vaticana (a detta della Polizia) che presidiava le entrate. Presidio che costringeva  le mamme da fuori a passare il latte ai figli aattraverso i cancelli. La proposta dei mille euro per il rimpatrio assistito era stata accettata da sole dieci persone. Gli altri avevano deciso invece di rilanciare: rimanere nel prato di fronte la Basilica per un pranzo di Pasqua che coinvolgesse la sonnecchiosa cittadinanza. E magari arrivare a lunedì, per una pasquetta che cade quest’anno proprio il 25 aprile. Le varie associazioni hanno fatto arrivare delle tende per far trascorrere la notte a chi era rimasto fuori. Tra questi anche molti bambini, con la pioggia che minacciava il sabato santo. Il vicequestore aveva impedito di montare la prima tenda, mentre - ci racconta Cristina Formica dell’Arci - il papà di due gemelline di appena dieci giorni chiedeva di poter rientrare nella basilica: «Non è forse la casa di Dio questa?», chiedeva ai gendarmi. Le tende sono continuate ad arrivare comunque. Dai centri sociali, dalle occupazioni, mentre una signora romana di Garbatella costruiva stelline e cappellini di carta per i piccoli che giocavano con i piedi scalzi. La sera del Sabato Santo, quella del silenzio e dell'attesa, le famiglie sotto la pioggia tentavano di entrare dai loro famigliari e si vedevano sbarrata di nuovo la strada dai gendarmi che ricevevano cori di “vergogna” anche dai fedeli accorsi. Del Comune invece non vi era più traccia. Forse erano andati tutti a messa, magari ad ascoltare la lettura del Vangelo, “‎Tutto ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l'avete fatto a me" (Mt 25,40). E chissà cosa gli sarà passato per la testa ascoltandole e se avranno pensato a qualcuno di quei bambini per i quali viene invocata una “ecumenica” tolleranza zero a fini elettorali. Il bilancio è evidentisssimo: la giunta capitolina ha inanellato l’ennesimo disastroso fallimento sotto l’occhio dei media, non solo nazionali, che si sono accorti in questi giorni di come agiscono i sedicenti cristianissimi protagonisti della politica romana. Forze dell’ordine da una parte e antirazzisti e associazioni dall'altra sembrano rimasti gli unici a fare e cercare soluzioni politiche. Proprio le forze dell’ordine sembrano ormai dover colmare l’imbarazzante incapacità del sindaco Alemanno di trovare soluzioni a emergenze create da decisioni prese a suon di slogan. Slogan e nel caso dei rom con un’operazione “pulizia” che mette i brividi, perseguita con un'ostinazione e cecità tale da scatenare le dure critiche della stessa Comunità di Sant’Egidio. Alla quale il primo cittadino romano ha con grande stile risposto: «Siete fuori dalla realtà». E oggi, ancora, «Andremo avanti così». Se chi lavora ogni giorno a contatto con la realtà non ne capirebbe nulla, figuriamoci quanto ne può capire la giunta capitolina, ma tant’è. Poco importa se l'ossessione securitaria messa in campo ha prodotto finora più emergenze di quelle che si proponeva di risolvere. E con grande sperpero di denaro pubblico, visto che il famigerato “Piano nomadi” da oltre 30 milioni di euro si è dimostrato un colossale e costosissimo fallimento. Le aperte violazioni della dignità umana favorite dalla dalla latitanza di sensibilità democratica e civile quando si tratta di rom e non ci sono le telecamere, non vanno invece in bilancio, ma restano ferite aperte sulle quali tutti ci dovremmo interrogare.

Sandro Podda, www.liberazione.it 
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