C'è una profonda amarezza per la morte del soldato Massimo Ranzani e profondo cordoglio per la famiglia e i suoi cari. Ma sentimenti e rispetto, non possono diventare alibi per quanti con protervia e assoluta cecità continuano a parlare della missione internazionale in Afghanistan, come una missione di pace e a mandare a morire i nostri giovani.Ma quale lotta al terrorismo?
Le basi Bin Laden e la famigerata al-Qaeda godono di rifugio e protezione in territorio Pakistano, che ufficialmente dovrebbe sostenere la lotta al terrorismo in quanto alleato degli USA.
I talebani, che tante vittime stanno provocando tra i nostri soldati, un giorno vengono considerati terroristi, un'altro trattano con il governo filo-occidentale di Karzai per un esecutivo di
unità nazionale.
Stiamo addestrando una polizia ed un esercito "regolare" afghano, che è un calderone di etnie (pashtun, hazara, tajiki, uzbeki) alcune delle quali in guerra tra loro da oltre 2000 anni, fazioni
controllate dai "Signori della Guerra" che presidiano le diverse aree del paese e i redditizi traffici di droga.
Ma quale democrazia?
Il Paese è oggi spartito tra tribù in competizione per il controllo dei traffici della droga e le donne sono costrette a vivere private di ogni pur minima libertà proprio come durante il regime
dei talebani.
La verità è sotto gli occhi di tutti: l'Italia rimane in Afghanistan esclusivamente per sostenere, in quella regione considerata strategica, gli interessi degli alleati statunitensi.
E' tempo di chiarezza: scegliere e decidere di continuare a mandare i nostri giovani in guerra, solo per sostenere gli interessi statunitensi in Afghanistan, non trova giustificazione
alcuna.
Tutto ciò avviene in violazione e disprezzo della nostra Costituzione: il nostro paese non ha bisogno di eroi, né di chi poi si riempie di retorica per ricordare i caduti.
Apprendiamo che il governatore veneto Zaia, ha espresso tutta la vicinanza e il cordoglio per la perdita di un altro "giovane veneto, il tredicesimo, ennesimo contributo di sangue che la nostra
Regione paga in una guerra tanto crudele e tanto lontana".
A Zaia diciamo che l'unico modo vero, sincero, concreto, per onorare il ricordo di Massimo Ranzani, di Matteo Miotto, dei nostri giovani caduti, e degli oltre 50.000 afghani civili morti per
mano dei soldati "in missione di pace", è chiedere al Governo l'immediato ritiro dei soldati italiani dall'Afghanistan e quindi sostenere la mozione già presentata in Consiglio regionale dalla
Federazione della Sinistra.
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
NONA LEGISLATURA
MOZIONE N.
per il ritiro immediato dei soldati italiani dall’afghanistan
presentata l’1 marzo 2011 dal consigliere Pettenò
Il Consiglio regionale del Veneto
premesso che
- in Afghanistan è in corso dal settembre 2001 una guerra che non può più essere mascherata da “operazione di pace”;
- sono 37 i sodati italiani morti finora in Afghanistan, e decine i feriti, alcuni dei quali definitivamente segnati, e non solo nel fisico, originari di quasi tutte le regioni di Italia e anche dal Veneto, mentre i dati forniti dal direttore di RID (Rivista italiana difesa) Andrea Nativi, parlano di oltre 1200 talebani uccisi dai soldati italiani, in un bilancio di vittime, molto spesso civili innocenti, di oltre 60.000;
- la guerra globale che impegna la grande coalizione nella lotta contro il terrorismo, si è rivelata una giustificazione inconsistente: Bin Laden e la famigerata al-Qaeda gode di rifugio e protezione in territorio Pakistano, che ufficialmente dovrebbe sostenere la lotta al terrorismo in quanto alleato degli USA, mentre i talebani un giorno vengono considerati terroristi, un ‘altro trattano con il governo filo occidentale di Karzai per un governo di unità nazionale;
- la stessa azione per organizzare ed addestrare la polizia e l’esercito “regolare” afghano, risulta del tutto inutile, essendo tale esercito un calderone di etnie (pashtun, hazara, tajiki, uzbeki) alcune delle quali in guerra tra loro da oltre 2000 anni, fazioni spesso controllate dai diversi “Signori della Guerra” che presidiano le diverse aree del paese e i redditizi traffici di droga;
considerato che
- l’idea d’instaurare con le armi democrazia e diritti, ha esibito nei fatti il suo fallimento. Né la guerra al terrorismo, né la condizione dei diritti delle donne Afgane, né la lotta al narco-traffico, hanno prodotto dei risultati apprezzabili, anzi assistiamo oggi sotto il governo dell’Alleanza del Nord, sostenuto dagli Usa, ad un forte peggioramento sia della sicurezza del paese, in mano ormai ai terribili signori della guerra, sia delle condizioni delle donne Afgane, prive di libertà come al tempo del regime Talebano, sia all’aumento dei traffici illeciti di droga;
ritenuto:
- principio fondamentale il rispetto della Costituzione e dell’art. 11 che ripudia la guerra come strumento per la soluzione delle controversie internazionali e, ancor più, l’urgenza di un intervento atto ad impedire che altri giovani soldati italiani, giovani veneti, perdano la vita, o siano costretti a sopprimere la vita altrui;
impegna la Giunta Regionale:
a chiedere al Governo italiano il ritiro immediato delle nostre truppe dal fronte di guerra afghano e l’assunzione da parte del nostro Paese di un ruolo internazionale di forte discontinuità, connotato da una politica internazionale all’insegna della volontà negoziale determinata e irriducibile di assoluto ripudio della guerra.