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12 gennaio 2012 4 12 /01 /gennaio /2012 14:51

Irene Rui - L'incontro pubblico “Prostituzione: al di sopra dei luoghi comuni”, svoltosi ai Chiostri di Santa Corona martedì 10 gennaio, organizzato dall'Assessorato Pari Opportunità del Comune di Vicenza, ha dato diversi spunti e messo a fuoco la questione della prostituzione che – come afferma la Degani, docente di politiche pubbliche e dei diritti umani presso Scienze Politiche, Università degli Studi di Padova - “è un fenomeno molto complesso” e infatti si dovrebbe parlare di “un mondo plurale, di prostituzioni”.

I scenari con cui si sono governate le prostituzioni in Italia – continua la Degani – dal Dopo Guerra ad oggi, poggiano sulla L. 75/58 detta anche Merlin, che pur essendo nata con lo spirito di tutela della donna prostituta, ha avuto negli anni dei risvolti verso un pensiero abolizionista, proibizionista e regolamentista.

La prostituzione si divide principalmente in due rami l'outdoor (di strada) e l'indoor (al chiuso).

Affianco al sistema Abolizionista esiste un'altra presa di posizione – continua la Degani – quella del regolamentismo. In questo caso si parla di schedatura, zoning, riconoscimento dello status. La zoning (zonizzazione) non può essere l'esito – afferma la Degani – di ordinanze sindacali, essa deve essere accompagnata da interventi sociali e dal monitoraggio del bisogno degli utenti e delle operatrici o operatori del sesso.

Poi c'è un terzo aspetto che deriva sempre dalla L. 75/58, che è il proibizionismo con sanzioni sia alle prostitute, sia agli utenti fruitori del servizio, con la criminalizzazione dei clienti. Le politiche proibizioniste sono costose perché implicano un dispiegamento di forze militari con pochi risultati. Purtroppo con la moda della cosiddetta “sicurezza urbana” e l'ordine pubblico messo in auge dal 2003-2004, ma adottato nel 2008-2009 con “il pacchetto sicurezza” L. 94/2009, si è accentuato questo sistema proibizionista e governista. E questo grazie ad ordinanze sindacali non autonome, ma politiche, che di fatto non danno una prospettiva alla risoluzione della questione, ma sono una risposta elettoralistica.

La mutazione del mercato dovuta anche, alla crisi economica di questi ultimi periodi, ha inciso nella prostituzione sottoponendo questa professione ad andamenti di mercato che unita alle politiche di cui sopra, hanno comportato una crescita della violenza nei confronti delle prostitute da parte della concorrenza, dei clienti e degli sfruttatori.

Antonio Pietrogrande coordinatore dell'attività dell'Associazione Mimosa ha illustrato il lavoro che l'associazione fa nel territorio: dall'assistenza alla profilassi sanitaria e psicologica oltre all'accompagnamento in alcuni casi, all'uscita dalla strada. Ha inoltre focalizzato come le ordinanze sindacali pongono in difficoltà i volontari nell'operare e le stesse prostitute per quanto riguarda la loro sicurezza. Secondo un monitoraggio da parte di Mimosa, nel 2011 le operatrici del sesso, sono aumentate da 172 a 241 unità, e non vi è stato un'evoluzione come qualcuno afferma dalla prostituzione di strada verso quella al chiuso. Le due tipologie rimangono distinte. Dal convegno è uscito inoltre, come ci sia un ritorno per povertà delle italiane in strada.

L'intervento di Pia Covre, rappresentante del Comitato Diritti Civili delle Prostitute, ha messo in luce come in questi pochi giorni dall'inizio del 2012, siano aumentate le violenze e gli omicidi sulle prostitute e i transessuali. Violenze incentivate dalle politiche proibizioniste e regolamentiste anche da parte di ordinanze sindacali che confinano la prostituzione ai margini urbani in zone isolate, buie e senza servizi, ove queste sono impossibilitate a chiedere aiuto. La violenza però avviene anche da parte delle forze dell'ordine che spesso abusano del loro potere. In molte città – afferma la Covre – c'è la protezione civile a cui è affidato il potere di sanzionare, ma la caccia alle prostitute la fa anche la polizia urbana, quella stradale, quella ferroviaria, i carabinieri e perfino la guardia forestale. Oggi si è arrivati a pensare fino all'espulsione per coloro che non pagano le multe e non si adeguano ad uscire dal mercato.

Suor Celina Ponzan della Caritas, ha illustrato il ruolo delicato dell'associazione per l'accompagnamento e l'assistenza alle vittime del racket e come il fenomeno sia complesso e delicato, e che meriterebbe delle riflessioni poiché c'è molta domanda e per questo anche molta offerta. Pia Covre afferma infatti, che per ridurre la prostituzione, non servono le ordinanze o le politiche attuate fino ad ora, basterebbe una maggior educazione sessuale, ciò che andata a scemare dagli anni 1960 in poi. Oggi ci si trova in una situazione di arretramento sessuale, dove le nuove generazioni, ne sono completamente ignare. Ci vorrebbe poi una educazione familiare in cui si ponga fine alla filosofia, prassi del patriarcato e del dominio maschile sul corpo della donna.

A conclusione e in risposta, l'Assessore Dalla Pozza afferma che il fenomeno della prostituzione va governato. La prostituzione non può essere considerata un lavoro alla pari degli altri poiché comporta degrado umano ed urbano. Lo Stato non ci da strumenti - continua Dalla Pozza - perciò dobbiamo arrangiarci ed emettere le ordinanze sindacali, per rispondere ai cittadini che si lamentano.

Vi è stata durante il convegno una disapprovazione unanime dei relatori, pur con sfaccettature diverse, sull'uso delle ordinanze sindacali da parte delle Amministrazioni Comunali. Ordinanze che non risolvono la questione della prostituzione, bensì ne accentuano il disaggio e producono il fallimento delle politiche di intervento a tutela dei soggetti che si prostituiscono, per contro esse risolvono solo la questione politica del momento, per accontentare i cittadini che si lamentano del fenomeno. Non è questo populismo o come lo vuol chiamare Dalla Pozza che non vorrebbe essere tacitato da populista?

Le ordinanze sindacali che travisano una forte natura moralista e proibizionista (non dimentichiamo che mascherano dietro la questione della sicurezza l'obbligo dei cittadini al rispetto di un determinato decoro nell'abbigliamento e negli atteggiamenti sopratutto femminili) sono la e stanno per scadere, vedremmo quelle altre politiche si inventerà l'Assessore.

 

 

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