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Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per

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AL "RIVOLTA" di Marghera, "Uniti contro la Crisi": Reddito e occupazione la battaglia è la stessa

Checchino Antonini, "Liberazione" 25 gennaio 2011


C'è il 28 da preparare, lo sciopero della Fiom in tutte le regioni, ma guarda già lontano Gianni Rinaldini. Guarda a un progetto d'alternativa e guarda a Genova. E, dal palco del Rivolta, il centro sociale che ha ospitato la due giorni seminariale di Uniti contro la crisi, fissa l'agenda dei prossimi passaggi almeno da qui fino a luglio quando i soggetti che stanno dando vita a questa esperienza plurale torneranno al Carlini, intrecciando il ritorno col percorso già in atto di "Verso Genova 2011". «Marghera ha confermato il significato di questa operazione nata all'indomani del 16 ottobre - spiega a Liberazione l'ex segretario generale della Fiom - e che ha attraversato le successive iniziative. Uniti contro la crisi non è un'organizzazione, non è un intergruppi, vi si aderisce come singoli, a partire da storie di miltanze diverse. E a Marghera s'è registrata la reciproca volontà di tentare non una sommatoria ma un'ipotesi di alternativa sociale alla crisi che, a parte l'anomalia Berlusconi, ha dei tratti simili in
in Italia e in Europa».
La risposta dei governi alla crisi, secondo Rinaldini, «va in direzione di grande rilancio del modello che ha prodotto la crisi. In alcuni paesi viene abolito il sussidio di disoccupazione, come In Gran Bretagna, mentre in Spagna Zapatero cancella gli assegni familiari. Anche Obama prepara tagli furibondi. Ovunque aumenta la disoccupazione ma aumenta anche l'orario di lavoro. Le 120 ore di straordinario obbligatorio previste nell'accordo di Mirafiori significano questo. E c'è la generalizzazione di un assetto autoritario fondato sulla precarietà di massa, sulla riduzione del welfare e sulla moltiplicazione degli enti bilaterali».
Definire Uniti contro la crisi dunque, significa comprendere che questa analisi è stata il frutto di un lavoro comune? «Da questo punto di vista Uniti contro la crisi è una ricerca ed è uno spazio. Di sicuro non vuole essere un'organizzazione, né vuole delegare a qualcuno il livello della politica. Anche se questo rende tutto più faticoso. Non stiamo più a cercare la parola che rappresenta una mediazione ma quella che consente una apertura del ragionamento». E, probabilmente, è questa la novità di questa fase. «Che s'è trovato il nesso tra le battaglie per il reddito e quelle per la piena e buona occupazione - continua Rinaldini - perché non puoi non fare i conti con la realtà sociale di frammentazione, né puoi ignorare che i processi della crisi ti consegnano un ragionamento in cui appare vana la distinzione tra capitalismo fordista e capitalismo cognitivo». Per questo all'ex leader delle tute blu, ora portavoce dell'area programmatica "La Cgil che vogliamo", va un po' stretta la definizione di "Woodstock dei movimenti" che un grosso quotidiano d'"opposizione" ha affibbiato alla due giorni veneziana. L'alleanza, diversa da quelle che l'hanno preceduta, si concretizza già fra quattro giorni, il 28, «dentro i cortei della Fiom - specifica Rinaldini - poi abbiamo delineato ulteriori momenti di approfondimento sui temi della condizione dei migranti, dell'Europa sociale, dell'area euro- mediterranea, sul delicatissimo tema del federalismo che può avere curvature molto diverse con l'aria che tira».

 

BIlancio della due giorni a Marghera di Uniti contro la crisi. E venerdì si sciopera con la Fiom

 

Checchino Antonini

«Siete quelli di prima ma siete già nuovi». Quando Luca Casarini ha chiuso, col suo intervento, la due giorni di Uniti contro la crisi a Marghera ha voluto insistere sull'elemento di novità di questo soggetto nato dentro i più forti momenti di resistenza alla crisi: il movimento studentesco e quello dei metalmeccanici. La novità sta nella discontinuità con altre stagioni di movimento. Uniti contro la crisi, nato sull'onda del 16 ottobre, è l'evento più vistoso di movimento ma non riassume la galassia dei conflitti. Vi si aderisce a titolo individuale, non è un intergruppi anche se sono visibili le culture portanti (dalla Fiom all'ex area disobbediente, dai sindacati studenteschi - Link e Uds - a Rifondazione comunista). Però, a differenza di altre stagioni, registra importanti elementi di sintesi. Da un lato l'acquisizione da parte della cultura sindacale della Fiom che la parola d'ordine del reddito di cittadinanza può dare forza alla battaglia per il contratto nazionale, dall'altro - da parte dei "redditisti" - che non si può prescindere da una resistenza ai processi di precarizzazione e che il capitalismo cognitivo fa schifo come quello fordista. «C'è l'esigenza di avere una massa critica per resistere alla crisi - commenta Roberta Fantozzi, responsabile lavoro del Prc - con una piattaforma generale da non delegare a nessuno, c'è l'affermazione della politicità dei movimenti e la consapevolezza che è saltata la divisione tra garantiti e non garantiti».
Il sito di Global, il giorno dopo, parla di migliaia di persone che «hanno messo in gioco la loro identità per allargare senza limiti precostituiti la necessità di costruire il comune politico laddove la crisi di sistema in corso scompone, individualizza, separa». Millecinquecento persone accreditate quattro workshop (su conoscenza, welfare, ambiente, comunicazione) e due plenarie, 7mila connessioni alla diretta video e 10mila visualizzazioni della homepage del sito di Global Project: ecco le cifre della due giorni molto più densa della "Woodstock dei movimenti" di cui ha scritto Repubblica con un distratto articolo scritto da Roma. Il movimento s'è interrogato anche sulla relazione con i media, sulle sinergie possibili tra gli strumenti che già esistono (riviste, siti, quotidiani, radio) a loro volta attraversati dalla crisi globale e da una crisi di senso. «Siamo tutti in crisi, anche chi la racconta», ha sintetizzato Casarini. Con un'immagine calzante della pluralità in campo, è stato proposto da Antonio Ferraro (del sito controlacrisi.org) di «fare sciame» per sostenere le campagne comuni a partire dal racconto dello sciopero del 28. In agenda anche la sperimentazione di un portale comune e un seminario su strumenti e linguaggi. E Fausto Bertinotti, nella veste di direttore della rivista Alternative per il socialismo, ha segnalato l'esigenza di costruire una relazione stabile anche tra i media di movimento capace di produrre «pensieri lunghi e critici».
Da Marghera viene fuori per ora una serie di piste di ricerca che si intrecceranno con i momenti di mobilitazione. «Ora serve che questa esperienza si territorializzi», auspica Eleonora Forenza, della segreteria nazionale del Prc, segnalando altre tracce d'interesse scaturite dal dibattito come il superamento dell'antinomia tra crescita e decrescita a favore di una trasformazione qualitativa dell'economia, l'individuazione di un terreno euromediterraneo e il ribaltamento del federalismo.
Nessuno s'è dilungato sugli scenari elettorali: la crisi è processo globale e di sistema. Sono lontani anni luce i tempi in cui il sociale delegava alla politica e alcuni interventi sono stati nettissimi. Giorgio Cremaschi s'è detto indisponibile a subire altri ricatti del tipo «o voti me che sto con Marchionne o ti tieni Berlusconi». E l'applauso nell'hangar del Rivolta è stato chiarissimo sulla sintonia tra palco e platea. Anche il giurista Ugo Mattei, uno degli autori dei referendum sull'acqua, relazionando sui lavori del workshop sulla contraddizione ecologica, ha spiegato che il ragionamento sui beni comuni contiene quello sul decentramento ed esclude ogni centralismo tipico dei sistemi militari e nucleari. Dunque, se tumulto s'ha da fare, che sia «creativo di nuovo ordine senza il potere carismatico di un leader e senza verticismo democratico».
Dopo il 28 gennaio (in cui Uniti contro la crisi sarà interna e visibile nei cortei Fiom) ci sarà un convegno a Napoli sui rifiuti con i comitati di lotta, poi il primo marzo dei migranti, un seminario euromediterraneo, la manifestazione nazionale sull'acqua e sui beni comuni del 26 dello stesso mese, le campagne referendarie su acqua e nucleare (nonostante le meno che nobili origini di questo referendum), un'assemblea nazionale di studenti e ricercatori a marzo, le battaglie sui decreti attuativi del ddl Gelmini. Fino a Genova, a dieci anni dal luglio 2001, con questi soggetti che torneranno al Carlini.

 

 

 

 

 

 

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