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Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per

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Il pasticcio dei bambini fantasma - Ecco come lo stato italiano ruba i bambini ai poveri

mercoledì 29 luglio 2009

Quel pasticciaccio del pacchetto sicurezza del ministro Roberto Maroni sui bambini fantasma. A dieci giorni dall'entrata in vigore della legge - 8 agosto - prefetture, questure e associazioni del volontariato annaspano nella confusione. Alle preoccupazioni, avanzate a Prato al tavolo sulla sicurezza, riguardo alla legge Maroni, il ministero dell'Interno, sollecitato dal Tirreno, ci ha impiegato un'intera giornata per precisare che «le notizie riguardanti la possibilità che le nuove norme contenute nel pacchetto sicurezza impediscano ai genitori non in regola con il permesso di soggiorno di iscrivere all'anagrafe il figlio nato in Italia sono destituite di fondamento».
Maroni rassicura. Il Viminale aggiunge anche che per gli atti di stato civile, tra cui rientra quello di nascita, «non è richiesta l'esibizione del permesso di soggiorno» e che le straniere irregolari «che hanno un figlio in Italia hanno titolo ad un permesso di soggiorno con validità fino a sei mesi dopo il parto, che può essere anche rilasciato al padre».
Dunque Giovanni Daveti, il funzionario della prefettura di Prato che si occupa di cinesi e gli altri esponenti del tavolo della sicurezza pratese, hanno preso un colpo di sole, in questo torrido fine luglio? Non è così. Le norme non sono chiare. E le perplessità attraversano le associazioni di volontariato mentre dalla questura di Prato spiegano che non esiste ancora una circolare applicativa.
L'articolo della discordia. Lo stesso Riccardo Mazzoni, deputato del Pdl di Prato, pur negando che ci possano essere rischi per i figli di mamme clandestine, ammette: «Il contestato articolo 1, comma 22, lettera g del ddl stabilisce in effetti l'obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno anche per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile, ma nessun articolo e nessun comma impedisce di dichiarare la nascita di un figlio. Le singole norme vanno lette all'interno dell'intero sistema normativo».

Il cavillo dietro l'angolo. Già, l'intero sistema normativo. Una norma che rimanda all'universo mondo delle norme: il massimo della semplificazione. E si sa, lo sanno bene soprattutto i legislatori, nei dettagli delle norme si rintana spesso il cavillo. Ma cerchiamo di capire i dubbi, le perplessità. Dunque la legge sulla sicurezza all'articolo 6 prevede che una donna clandestina possa recarsi all'ospedale per partorire senza esibire il permesso di soggiorno. Come d'altra parte tutti i clandestini che hanno urgente bisogna di cura. L'ospedale rilascia loro una tessera, la Stp (Straniero temporaneamente presente). Così come può effettuare la dichiarazione di nascita e di riconoscimento del figlio naturale anche senza permesso. Da clandestina.
Chi non il passaporto. Il Viminale aggiunge anche che le straniere irregolari che devono partorire un figlio hanno titolo ad un permesso di soggiorno dopo il terzo mese di gravidanza e fino a 6 mesi dopo il parto. Ma l'associazione Save the Children denuncia che per ottenere tale permesso di soggiorno è necessario presentare il passaporto. Di cui molte donne clandestine sono prive, come ad esempio donne rifugiate che hanno ricevuto un diniego in prima istanza e che sono ricorrenti, o donne di origine rom. «Conseguentemente, non potendo esibire questo documento non possono neanche ottenere questo permesso di soggiorno temporaneo. E quindi non possono registrare e riconoscere il figlio», secondo l'associazione Save the Children.
E dopo i sei mesi? Tutto questo non è vero? L'associazione sfida Maroni: «Emettere una circolare esplicativa che non lasci spazio ad interpretazioni restrittive». Poniamo che, nonostante le norme confuse e pasticciate, una donna irregolare possa riconoscere il proprio figlio. Resta l'interrogativo: dopo i sei mesi cosa succede alla donna? Se si ricongiunge con un familiare che è già regolare sul territorio lei stessa viene regolarizzata.
Inoltre, spiega il sottosegretario Alfredo Mantovano, per sei mesi sia la madre che il padre del bimbo sono regolari. E il babbo può trovare lavoro, mettersi in regola. «Altrimenti come tutti gli altri clandestini devono lasciare il paese», sottolinea Mantovano (vedi intervista a parte). E se la mamma è sola, senza marito? E se in sei mesi uno non trova lavoro? O lo trova e lo riperde? Quale futuro per un bambino di 6 mesi? Il Viminale tace. I dubbi restano.

 di Mario Lancisi pubblicato sul sito sucardrom

L'8 agosto entra in vigore il pacchetto sicurezza. Senza circolare

 

Vigilia della legge Maroni: ma che fine fanno i neonati?

 

Stefano Galieni
Ormai la chiamano "Legge Maroni" e di questo forse il ministro si fregerà con orgoglio. Parliamo ovviamente del cosiddetto pacchetto sicurezza che dopo essere stato definitivamente approvato al Senato il 2 luglio e promulgato dal Capo dello Stato, le cui perplessità non hanno aperto alcuna breccia nella maggioranza, entrerà in vigore effettivo a partire dall'8 agosto prossimo.
Da Prato arriva il primo segnale di problematicità. Ad esporsi è Giovanni Daveti, funzionario responsabile, che riguardano la comunità cinese per la prefettura. La norma che obbliga i "clandestini" a mostrare il permesso di soggiorno per gli atti di Stato civile non è stata assolutamente definita, il Ministero non ha emanato circolari a proposito della sua attuazione. Di fatto i neonati figli di persone la cui posizione non è regolarizzabile si troveranno a partire dal 9 agosto a dover essere sottratti ai genitori e affidati presumibilmente ai servizi sociali. Si pensi che nel primo semestre del 2009 sono 412 i bambini nati a Prato che si troveranno in questa condizione. Secondo il governo questo non corrisponde al vero in quanto alle "madri irregolari" verrebbe comunque concesso il permesso di soggiorno per maternità". L'interpretazione del testo approvato è di per se controversa: il Testo unico sull'immigrazione non ha subito modifiche all'Articolo 19 quindi esiste, per le madri, un "permesso di soggiorno per maternità" la cui durata vale per tutto il periodo di gravidanza e prosegue fino a sei mesi dalla nascita del figlio. Il permesso non è né rinnovabile né convertibile e come se non bastasse non consente neanche alla madre di lavorare regolarmente. Alla fine del periodo la madre non potrà avere permesso di soggiorno e sarà quindi considerata clandestina, il figlio manterrà il diritto ad andare a scuola e di essere curato senza rischiare, fino al compimento del diciottesimo anno di età, l'espulsione. Peccato, come fanno notare a "Save the children" che il diritto di permesso di soggiorno temporaneo è esigibile solo se si è in possesso di regolare passaporto. Una parte consistente delle donne ne è priva e quindi non potrà accedere a tale diritto. Di fatto, come fanno notare gli esperti dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) questa situazione configura una violazione palese della Convenzione internazionale per i diritti del fanciullo, che l'Italia ha ratificato e che obbliga a preservare l'unità familiare per i minori. La legislazione italiana impedisce anche al padre, se irregolarmente presente, di riconoscere il figlio nato, ed è l'ennesima dimostrazione di come un governo che afferma in ogni momento di porre al centro delle proprie attenzioni la "famiglia", continui a considerare un settore di popolazione estraneo a tali diritti. Altro elemento che si fa notare oggi a Prato ma che riguarda l'intero territorio nazionale, riguarda la reazione che avranno le persone in condizioni di irregolarità. Il timore di vedersi strappati i figli alla nascita e contemporaneamente di venir identificati, espulsi o rinchiusi nei Centri di espulsione, produrrà inevitabilmente l'effetto di aumentare le interruzioni di gravidanza praticate privatamente o in strutture inadeguate dal punto di vista socio sanitario o viceversa a far nascere figli che resteranno per anni invisibili e non registrati ad alcun registro anagrafico. Altro che provvedimento atto ad aumentare la sicurezza dei cittadini. Un ulteriore elemento di contraddizione latente è reso poi nella legge regionale sull'immigrazione della Regione Toscana, recentemente approvata. Il testo, rispettando le convenzioni internazionali e il dettato costituzionale e senza uscire dalle competenze dell'ente, garantisce a tutte e tutti l'intangibilità di alcuni diritti fondamentali. Non solo, una mozione approvata nei giorni successivi all'approvazione del "pacchetto" condannava esplicitamente le norme che privavano i neonati e le madri, ovvero i soggetti più vulnerabili, del diritto a preservare il nucleo familiare. Ma la questione non riguarda solo Prato né tantomeno esclusivamente i bambini. I minori a rischio, a causa del pacchetto sicurezza sono stimati essere alcune decine di migliaia e, invece di pensare a soluzioni dettate dal buon senso che almeno evitino ulteriori condanne internazionali il ministro si sta muovendo in tutt'altra direzione. Inesorabilmente - i segnali giungono da tutta Italia - si stanno sostituendo i funzionari preposti agli uffici immigrazione delle questure. Personale nuovo, meno vincolato dalle seppur rigide normative preesistenti, disponibile forse ad applicare in chiave altamente propagandistica le nuove norme. Si preannuncia un autunno ancor più duro per gli uomini e le donne migranti, ma si preannunciano i primi segnali di una lunga e capillare mobilitazione per ridare dimensione di massa all'antirazzismo.

Liberazione 29/07/2009

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