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Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per

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VICENZA UNA PROVINCIA DEL NORDEST IN PIENA CRISI OCCUPAZIONALE

 

  

La Crisi del Nord-est non colpisce solo Venezia, Treviso, Padova e Belluno, ma altre realtà venete come Vicenza. Una provincia che fu con Treviso, sino all’altro giorno, il motore trainante dell’economia veneta. Non passa giorno che a Vicenza si assiste alla chiusura di aziende che vanno dal produttivo a quello dei servizi, per fallimento o delocalizzazione.

Nei primi mesi del 2010 a Vicenza (dati pubblicati in VenetoLavoro marzo 2010) le aziende coinvolte in aperture di crisi sono state 38, i lavoratori 421; le ore di cassa integrazione ordinaria richieste sono 1.303.216 e straordinaria 4.232.848, per un totale di 5.536.064 contro le 765.296 del 2009, stesso periodo. La mobilità ha coinvolto 379 lavoratori di aziende con oltre 15 dipendenti e 907 di piccole imprese, per un totale di 1286 lavoratori contro i 1138 del 2009 (stesso periodo). Su 494 aziende venete con trattamenti di cassa integrazione straordinaria 155 sono vicentine.

E’ un presente drammatico, un futuro tragico. La povertà nel vicentino è un crescendo in modo esponenziale e coinvolge autoctoni e stranieri senza distinzione. Ogni giorno centinaia di persone si rivolgono alla Caritas in cerca di sostegno, il carrello della spesa piange, le amministrazioni sono al collasso e le famiglie non arrivano alla seconda settimana del mese. Le famiglie non essendo in grado di adempiere ai pagamenti, sono sfrattate, è loro tagliata la luce, l’acqua e il gas, non sono in grado di pagare le rette scolastiche e le mense per i figli. Le amministrazioni annaspano e non sono nelle condizioni di spostare risorse nel sociale ed intervenire in aiuto alle famiglie.

E’ notizia di questi giorni che altre due fabbriche chiudono: la MECC ad Alte di Montecchio Maggiore e la Olimpias di Grumolo delle Abbadesse. Entrambe delocalizzato la produzione e il servizio all’estero. Dove in Cina, India, Turchia o Tunisia.

Si afferma che l’industria vicentina sia in leggera ripresa, in effetti, la ripresa, se c’è, è calcolata sul venduto, ma non tiene conto della delocalizzazione aziendale, conseguentemente mentre i profitti aziendali crescono, i lavoratori rimangano a casa ad ingrossare le file dei disoccupati o inoccupati, dei candidati ai corsi finanziati con i fondi sociali europei, per una riqualificazione a 50 anni e ritrovarsi disoccupati con molte qualifiche, ma senza danaro per mantenere la famiglia. Aumentano, infatti, i casi di depressione, di furto, di suicidio, di infanticidio, di omicidio famigliare, dovuti alla disperazione di non saper come campare o pagare i debiti. Non basta fare impresa. C’è bisogno di una politica del lavoro, un nuovo progetto locale e nazionale che metta al centro i lavoratori e non le speculazioni imprenditoriali in altri lidi, o edilizie e immobiliari su aree che divengono dismesse. C’è bisogno di una riqualificazione del tessuto industriale su prodotti biologici, ecocompatibili ed in sinergia con le energie rinnovabili. C’è bisogno di fare ed investire nella ricerca in ausilio alle imprese che devono produrre in Italia o nelle province d’origine, e non annaspare contributi per trasferire il comparto produttivo all’estero. La progettazione e la produzione deve rimanere in Italia.

I lavoratori non sono merce usa e getta, sono persone sono il futuro del nostro paese, così come i giovani per i quali dobbiamo costruire un futuro lavorativo in Italia, nel Veneto a Vicenza.

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