Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per
Roberto Farneti, www.liberazione.it
«La Cgil non può firmare accordi che non prevedono il voto dei lavoratori». A sostenerlo non è solo la Fiom e la minoranza congressuale organizzata dentro "la Cgil che vogliamo", ma lo pensano
anche alcuni esponenti della maggioranza intervenuti nel direttivo di lunedì scorso, come il segretario della Flc Mimmo Pantaleo e il segretario generale dell'Emilia Romagna, Vincenzo Colla.
Simonetta Ponzi rappresenta "la Cgil che vogliamo" all'interno della segreteria dell'Emilia Romagna, una delle Regioni che "pesano" di più dentro Corso Italia, come si è visto in occasione dello
sciopero generale del 6 maggio scorso, proclamato dalla Cgil dietro la spinta decisiva di alcune categorie (Fiom, Scuola, Pubblico Impiego) e confederazioni, tra cui, appunto, l'Emilia
Romagna.
La segretaria generale Susanna Camusso ha spiegato al direttivo la trattativa in corso con Confindustria su contratti e rappresentanza. L'ipotesi di accordo, illustrata per sommi capi, ha però
suscitato dubbi e perplessità anche all'interno della maggioranza. Perché l'ipotesi di accordo non vi convince?
Su cosa abbia detto Vincenzo Colla al direttivo, penso sia più corretto sentire il segretario dell'Emilia Romagna. Posso però ribadire quali sono le perplessità espresse dalla "Cgil che
vogliamo". Il problema principale, riguarda il voto dei lavoratori. Voto che, nello schema presentato da Camusso, pare non essere presente, nonostante si tratti di un punto estremamente
importante per la Cgil, richiamato anche in documenti recentemente approvati. Le stesse conclusioni dell'ultimo congresso parlavano esplicitamente delle necessita del voto dei lavoratori per
validare accordi e piattaforme.
Le trattative spesso consistono in un "dare e avere". Secondo quanto si è appreso, la Cgil incasserebbe che il contratto nazionale continui ad essere prevalente rispetto a quelli aziendali. A
condizione però che sia prevista l'adattabilità a livello aziendale di alcuni capitoli indicati dallo stesso contratto nazionale. Ma questo non equivale a sancire le deroghe?
Innanzitutto premetto che non ci è stato possibile avere alcun tipo di testo. Essendo io una sindacalista, senza testi faccio fatica a dare una valutazione. Quindi ci è stato detto che in questa
ipotesi verrebbe riconfermata una gerarchia contrattuale, il che vuol dire che non c'è l'alternatività tra contratto nazionale e secondo livello invocata da Bombassei, ma il contratto nazionale
resta il contratto principe. Bisogna capire se è effettivamente così.
Un contratto o un accordo è valido purché siglato da sindacati che, da soli o insieme, abbiano il 50% più uno della rappresentanza, misurata in base al mix di iscritti e voti ottenuti alle
elezioni delle Rsu. Ma questo non rischia di innescare una corsa al tesseramento sostenuta dalle stesse aziende a favore dei sindacati "amici"?
Questo non lo so. La cosa sicura è che io penso che la Cgil non possa accettare una impostazione che non prevede il voto dei lavoratori, perché questo è scritto nei suoi documenti. Troverei molto
grave, soprattutto in questa fase, togliere ai lavoratori la possibilità di esprimersi sul loro contratto. Quindi che si arrivi ad un riconoscimento della rappresentanza è un elemento sicuramente
importante ma di per sè non sufficiente per garantire la democrazia nei luoghi di lavoro.
Tra l'altro la stessa piattaforma unitaria del 2008 parlava di consultazione certificata. Adesso invece si ipotizza il voto dei lavoratori solo dove ci sono le Rsa.
Noi pensiamo che i rappresentanti sindacali debbano essere eletti dai lavoratori, non nominati dai sindacati. Per questo Rsu e Rsa per noi non sono equivalenti. Il fatto che i delegati Rsu siano
eletti dai lavoratori è perciò fondamentale e tuttavia non sufficiente per la validazione dei contratti.
Si parla anche di limitazioni del diritto di sciopero...
Anche lì la cosa non è chiara. Ci è stato detto che le sanzioni non toccherebbero più i lavoratori ma riguarderebbero le organizzazioni sindacali. Ma ciò non cambierebbe la sostanza, perché se
non è possibile scioperare è un problema.
Comunque sia, l'eventuale accordo - che ormai viene dato per certo - per essere definitivamente approvato dalla Cgil, dovrà essere esaminato dal direttivo dell'11 e 12 luglio. Ma a quel punto, se
non passasse, equivarrebbe a una sfiducia nei confronti della segretaria generale...
Io penso che un bravo sindacalista giudica gli accordi nel merito. E quindi penso che così farà il direttivo nazionale. Inoltre penso che la valutazione non si debba fermare al direttivo ma che
la parola debba passare ai lavoratori. Così si fece in occasione del contestato accordo del 1993 e non vedo perché non si debba fare anche stavolta.