Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per
Federazione della Sinistra PRC+PdCI
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OSSERVAZIONI SUL P.A.T. DEL COMUNE DI VICENZA
(art. 15 - L.R. 11/04 e s.m.i.)
Una profonda riflessione va indirizzata alle aree dove, a prescindere dalla SAU, sono previste le trasformazioni che porteranno a dei nuovi sviluppi edificatori.
Sono stati individuati (e ciò si evince dalla tav. n. 4 - Carta delle Trasformabilità) tre gruppi corrispondenti ai seguenti ambiti:
- Ambiti di interesse pubblico strategico - IPS (n. 13 interventi);
- Ambiti con assetto delineato - AD (n. 9 interventi);
- Ambiti con assetto aperto - AA (n. 9 interventi).
Definite azioni di riqualificazione e riconversione, che agiscono sulle aree dismesse, o di possibile sviluppo, senza una specifica funzionalità.
Alle quali vanno ad aggiungersi i seguenti ambiti:
- Linee preferenziali di sviluppo insediativo (freccie direzionali) con individuati i limiti fisici della nuova edificazione;
- Orientamenti preferenziali di sviluppo produttivo (freccie direzionali).
Che agiscono a completamento e a calibratura delle aree esistenti.
Quanto sopra comporta un notevole sviluppo insediativo produttivo di circa 956.000 mq. fondiari, al netto degli standard, corrispondente a circa 574.000 mq. lordi coperti a specifico uso produttivo, ai quali vanno ad aggiungersi circa 286.000 mq. lordi coperti ad uso commerciale-direzionale (corrispondenti, quest’ultimi, a circa 476.500 mq. di ulteriore superficie fondiaria), per complessivi 860.000 mq. lordi coperti, e 1.432.500 mq. di superficie fondiaria, aggiungendo un’ulteriore sviluppo insediativo residenziale di circa 2.137.000 mc. Il tutto suddiviso in otto ATO di cui non si conosce la superficie territoriale e una puntuale delimitazione, ma solamente una sterile individuazione localizzativa. Lo sviluppo fisico e materiale delle nuove superfici e dei nuovi volumi costituisce elemento appetibile per i soggetti privati, i quali assumono un ruolo predominante tale da distribuire sul territorio le loro esigenze per il mercato immobiliare; un buon esempio di urbanistica contrattata, nella quale la partecipazione dei cittadini non è riconosciuta.
Va rilevato, inoltre, che l’applicazione degli Atti di Indirizzo, di cui alla L.R. 11/04, regala al Comune una superficie territoriale di 297.000 mq., corrispondente alla SAU (trasformabile). Senza dimenticare i BID (bandi di interesse diffuso) per il richiamo dei quali, e l’eventuale parziale accettazione, è previsto l’incremento di una discreta superficie territoriale.
La non puntuale configurazione degli ATO, elemento che si palesa invece prioritario in sede di stesura del PAT, non permette di consegnare al PI un valido strumento sul quale applicare gli sviluppi strutturali per ciascun ambito, su basi già dimensionate con l’indicazione di proprie superfici e volumi.
In pratica un PAT sommario che individua con delle semplici campiture le possibili aree trasformabili, non presentando un’individuazione della SAU, e non assegnando i limiti dell’edificazione, demandando tutto al PI. Il PI, invece, non essendo più presenti le ZTO (storica conquista del 1968, e a tutt’oggi ancora efficace), dovrebbe sviluppare, in forma dettagliata, l’utilizzo delle superfici e dei volumi assegnati con lo strumento urbanistico sovraordinato, e nei giusti termini vincolante, strumento che per le sue caratteristiche ha una validità temporale dai 10 ai 20 anni. Il PI, che non è molto dissimile dall’attuale PRG, dimensiona ciò che si andrebbe a realizzare nell’arco di una vita amministrativa, successivamente aggiornato, fino al completo esaurimento delle indicazioni del PAT.
Con questa osservazione si segnala che il PAT del Comune di Vicenza è uno strumento che non permette di avere una base fondativa sugli effettivi sviluppi futuri della città, presentando interrogativi, risolvibili in sede di PI (e nei successivi) al quale viene responsabilizzata la struttura pianificatoria. Le schede in appendice alle norme tecniche di attuazione si presentano scollegate con la cartografia (tav. n. 4 - Carta delle Trasformabilità) e la stessa non soddisfa i requisiti e i chiarimenti che dovrebbe fornire: solo indicazioni di massima che non costituiscono elemento basilare del PAT.
L’incidenza del traffico automobilistico costituisce un ulteriore elemento negativo sul futuro della città, in quanto con l’implementazione del trasporto pubblico (autobus e/o filobus, purché non finanziati con compensazioni pro Dal Molin) dovrà corrispondere un’attenuazione dell’uso del mezzo privato, in particolare nella zona storica, con un’estensione della ZTL.
Si rileva, al fine di un corretto dimensionamento mq./abitanti, che i circa 130.000 abitanti, previsti quale limite di crescita demografica per il Comune, non è esaustivamente determinato, non essendo chiaro se è contemplata la quota di immigrati che, pur non essendo, dallo stesso, elettoralmente riconosciuta, costituisce un elemento di primo piano per la vita della città, sia attuale, sia nelle previsioni future.
Non dimentichiamo, inoltre, che si profila già il disegno di una città metropolitana, costituita dal Comune di Vicenza e dai dodici Comuni che la contornano, alcuni dei quali sono strettamente uniti al capoluogo senza soluzione di continuità. Un modello di città diffusa che raccoglie superfici e volumi edificabili (quelli non mancano mai), ponendo in secondo piano i servizi pubblici, alla luce di un imprecisato numero di abitanti che sconta, come sopra rilevato, una non corretta distribuzione.
Nel complesso un’invadenza di metri cubi che non comporta alcun significativo beneficio alla città, penalizzandola con impianti e strutture superiori alla sua portata, non adatti ad una città ed a un comprensorio con dimensioni e caratteristiche visibili, per le quali un attento esame dei quadri conoscitivi e delle analisi richiederebbero una rivisitazione più pacata che veda al centro la persona e non la rendita.
A tutto questo va aggiunta la quota non definita di militari e civili di stanza a Camp Ederle e alla prevista nuova base al Dal Molin, una stima, tra attuale e futura, di circa 15.000 - 18.000 persone, per le quali non è prevista una loro collocazione e, a prescindere dai militari che rimarranno blindati all’interno delle basi (Ederle e Dal Molin), non è precisato dove andranno, con le loro famiglie, a risiedere (tra Vicenza e i Comuni contermini), probabilmente in villaggi “chiusi” costruiti per l’occasione, come fosse una qualsiasi lottizzazione con evidenti interessi di costruttori ed investitori privati. Una cosa è certa: le nostre risorse naturali saranno depredate da un’incidenza dei consumi che comprometteranno i nostri servizi adeguatamente e correttamente dimensionati per le nostre esigenze. L’incidenza dell’impronta ecologica, già in una situazione critica, assumerà valori allarmanti.
Nell’ambito dei vari assetti e del previsto dimensionamento non sono state valutate le mircoaree previste per le comunità Sinte e Rom, inopportunamente cancellate dalla cartografia di progetto per adottare il PAT.
La timida descrizione di tali strutture nella relazione e nelle norme tecniche non fornisce garanzie sufficienti per un loro riconoscimento e inserimento nel prossimo PI, successiva fase che chiuderà il procedimento del nuovo strumento di pianificazione (PAT e PI) previsto dalla L.R. 11/04.
Le succitate comunità sono da più generazioni residenti a Vicenza, in particolare i Sinti, cittadini italiani nati a Vicenza, città della quale sono elettori. Non è ammissibile che oggi siano vincolati a vivere ammassati in un’area a loro destinata, con servizi e strutture comuni insufficienti e degradate.
La loro cultura che oggi li vede più stanziali, che nomadi, richiede di ricercare delle soluzioni abitative più idonee, necessarie per dare un futuro dignitoso alle nuove generazioni, individuabili nella realizzazione di microaree per famiglie allargate, inzialmente a carico del Comune, e progressivamente, con la collaborazione delle stesse famiglie, attraverso un percorso temporale, con il riscatto dell’area.
Se le microaree non vengono individuate nella cartografia siamo molto lontani dall’avere uno strumento urbanistico innovativo che dia più riscontro agli aspetti sociali e partecipativi, piuttosto che agli aspetti privatistici e contrattuali.
Veniamo ora con le seguenti osservazioni a segnalare, da una lettura di ciò che fornisce il PAT, alcuni sostanziali elementi che si palesano critici:
Osservazioni sugli ambiti di interesse pubblico strategico
Un elemento fra questi che vede strettamente collegati il soggetto privato e l’elemento infrastrutturale è delineato nell’ambito di interesse pubblico strategico IPS1, che delinea la politica di dismissioni che sta attuando Trenitalia.
In pratica s'intende (a prescindere degli accordi sindacali, che non comportano certezze sul mantenimento dei posti di lavoro) di dismettere l’attuale impianto di verifica e manutenzione mezzi in essere presso la rimessa locomotive di Vicenza, con esternalizzazione (privata) della stessa manutenzione e conseguente immotivata chiusura delle aree di ricovero utilizzabili per le turnazioni dei mezzi. L’utilizzo, secondo Trenitalia, di automotrici termiche ad elevata tecnologia applicata all’elettronica di trazione, rende inutile queste strutture. Qual’è l’efficienza del trasporto ferroviario ce ne rendiamo conto, ma a Trenitalia interessano per lo più i profitti immobiliari ed ecco quindi che la superficie costituente il succitato impianto si presta benissimo alla sua dismissione per essere ceduta al Comune di Vicenza, o alla società che gestirà il nuovo parcheggio ivi previsto, che permetterà di collegare, e quindi rendere raggiungibile, la stazione anche dal retro (viale Fusinato), prevedendo un bretella stradale di collegamento sotterraneo con Borgo Berga.
Questa realizzazione, oltre a togliere un servizio essenziale per la caratterizzazione e la sicurezza del trasporto ferroviario, presenta un carico ambientale ed urbanistico eccessivo (già il previsto tunnel sotto Monte Berico è evidente) e di dubbia utilità perché il limitato sviluppo a sud della città non rende giustificabile un accesso in stazione dal retro.
E’ invece auspicabile un potenziamento del trasporto pubblico, che colleghi i quartieri con la stazione, e per coloro che intendono usufruire del mezzo proprio si propone la ristrutturazione dell’attuale parcheggio esistente tra la stazione FS e FTV, utilizzando, dove possibile, nuovi spazi, così da diventare un parcheggio di interscambio adeguatamente collocato.
L’area IPS2 comprende una vasta area, in parte all’interno dell’area propriamente storica, racchiusa tra il palazzo ex ACI (oggi adibiti ad uffici comunali), l’antico comprensorio di San Biagio (complesso conventuale ex carceri) e il comprensorio AIM per tutta la sua estensione, delimitando contrà Mure Carmini, fino ad inglobare il parcheggio pubblico in fregio al Bacchiglione.
La funzione di questo comprensorio è descritta assai sommariamente, ma alcune considerazioni si possono ugualmente fare, prima di tutto la futura destinazione del blocco storico, comprendente nella porzione più antica la struttura dismessa del convento (che merita indubbiamente un’adeguata valorizzazione e un puntuale recupero) e l’attuale sede decentrata degli uffici comunali. Ambito che dovrà vedere, in spazi appositamente strutturati, prioritariamente, le seguenti funzioni:
- Culturale: spazi museali, spazi per attività di ricerca, spazi a disposizioni per gruppi e/o associazioni, un “centro culturale” pubblico con biblioteca (collegata alla Bertoliana), sale di discussione, di informazione, di ricreazione; in pratica ciò che è utile costruire a Vicenza: un luogo, o uno dei luoghi, dove la cultura diventa un fondamento disponibile e indirizzato a tutti, e non tipicamente elitario. Anche un centro sociale, con consulenti ed esperti di discipline per ogni necessità, dalla sanità all’assistenza.
- Commerciale e artigianato di servizio, essenzialmente collegati alle funzioni culturali e ricreative, creando spazi dove si allestiscono attività vicinali che sviluppano le tradizioni locali e il sapere artigiano; attività che il “fare consumistico” di oggi ha visto scomparire.
Osservazioni sugli ambiti con assetto delineato
L’insorgenza del soggetto privato e già palesemente evidente negli ambiti con assetto delineato, preceduti dalle corrispondenti nove intese preliminari sottoscritte per l’attuazione del PAT.
Fra gli ambiti con assetto delineato, l’AD1 (meglio conosciuta come Arena degli Eventi) è lo strumento, non solo di più probabile realizzazione, ma anche quello che riserva maggiori criticità: un’area che si presenta con una superficie complessiva di mq. 281.000, dei quali 110.000 destinati alla realizzazione di superfici commerciali e direzionali da immettere nel mercato (quindi con una forte capitalizzazione a favore del soggetto privato proponente); il rimanente, mq. 171.000, da destinarsi all’utilizzo pubblico (il nuovo stadio), con funzioni che si palesano polivalenti, cioè utilizzo da destinarsi agli avvenimenti sportivi di importanza internazionale, dal calcio all’atletica, e utilizzo come arena per i concerti, che richiamino un pubblico molto numeroso. E qui si intende, come già delineato nelle intese preliminari, che l’utilizzo pubblico è demantato alle scelte e alla gestione del soggetto privato, il quale fa sì un servizio pubblico (ed ecco quindi il regalo-concessione di urbanizzare e quindi capitalizzare una propria superficie: gli ormai noti 110.000 mq.), ma coordinato per realizzare prioritariamente un profitto, e quindi il soggetto pubblico (in questo caso il Comune) sta a guardare.
A sostenere l’iniziativa, in primis sportiva, arriva l'avveniristica, ma possibile, candidatura di Venezia, e terraferma, per le Olimpiadi del 2020. Se ciò si avverasse Vicenza si renderebbe disponibile ad ospitare degli eventi sportivi, ed ecco quindi che la realizzazione del nuovo stadio si manifesta fattibile. Ci sono, in questo caso, i finanziamenti, pubblici, consegnati al privato.
Il disastro che comporterebbe un avvenimento come le Olimpiadi nella nostra Regione non è oggetto delle presenti osservazioni, ma una riflessione va pur fatta circa gli sviluppi delle infrastrutture che incideranno pesantemente sull’urbanizzazione dei nostri territori. Gli strumenti urbanistici previsti dalla L.R. 11/04 ne rappresentano le fasi programmatorie.
Osservazioni sugli ambiti con assetto aperto
Per quanto riguarda l’ambito con assetto aperto AA5 (arsenale), individuato all’interno del tessuto urbano consolidato, si osserva che l’area rientra tra quelle cointeressate con Trenitalia (quindi non molto dissimile dall’IPS1) per una possibile dismissione e l’eventuale ricollocazione dell’arsenale in località Carpaneda. Vanno fatte, per dare una possibile spiegazione all’attuazione dell’intervento, tre considerazioni, la prima, lo scarso interesse di ristrutturare l’officina in quanto è intenzione dell’Azienda concentrare la manutenzione e la revisione in pochi impianti allo scopo dedicati (due o tre a massimo) e non frammentati nel territorio nazionale, la seconda, l’affare Wisco, sospeso ma pericolosamente ancora possibile, pur con le voci contrarie dello stesso Comune e della Provincia, la terza, il possibile plus-valore che si potrebbe ricavare dall’immissione sul mercato dell’area una volta chiuso l’impianto. Si osserva che l’impianto necessita di adeguati interventi di risanamento e di ristrutturazione, con l’opportuna messa in sicurezza, operativa ed ambientale, al fine di conservarne la funzionalità, non solo come utilità collegata all’esercizio ferroviario, ma come mantenimento, ed eventuale, incremento di posti di lavoro.
Nelle aree produttive limitrofe, ora dismesse, si potranno collocare delle attività economiche, ugualmente produttive, a bassa intensità, e direzionali, quindi spazio ai poli tecnologici e della ricerca (collegati anche come specifico ambito di analisi al vicino arsenale), nonché collocare e creare idonei spazi museali dedicati alla storia delle industrie ivi già presenti (Lanerossi) e ancora esistenti e ristrutturate (arsenale).
Vicenza 12.02.2010
Rui Irene - Zentile Guido
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