Sono il Circolo PRC-FdS di Torri di Quartesolo (VI). Sono nato il 25 settembre 2011, da un gruppo di compagni indignati, che si prefigono di cambiare lo stato delle cose atuali. Il mio scopo è di farmi portavoce delle vertenze dei movimenti cittadini che riguardano il territorio nord-est vicentino, (Quinto Vicentino, Monticello ConteOtto, Longare, Grumolo delle Abadesse, Caldogno, Bolzano Vicentino, Camisano Vicentino). Affronto tematiche in campo ambientale e sociale e faccio mie le lotte per
Maurizio Pagliassotti, Torino. www.liberazione.it
Quattro ore di marcia sotto il sole cocente e gli elicotteri della polizia nel cielo. Circa ventimila manifestanti hanno camminato lungo i sentieri che costeggiano la neo caserma di Chiomonte. Il
Notav più piccino presente ieri ha solo quattro mesi e si chiama Francesco, il più anziano dovrebbe averne circa ottantacinque, Pietro. Loro due raccontano cosa sia il movimento e perché sia così
forte.
Un percorso molto impegnativo che si è snodato lungo una via talvolta larga non più di due spanne.
I cittadini della val Susa hanno quindi disobbedito ai numerosi inviti giunti dalle istituzioni volti a disincentivare la partecipazione al corteo. Il primo è stato lanciato dall'ex capopolo del
movimento Antonio Ferrentino che durante una visita al cantiere, proprio lui che nel 2005 sfidava lo Stato a Venaus con slogan come «per sgomberarci devono mandare i carri armati», ha invitato i
suoi concittadini a restare a casa. Idem tutto il Pd piemontese per voce di Paola Bragantini. Toni bassi e timori anche da parte delle istituzioni locali Notav come il presidente della Comunità
Montana, Sandro Plano, la cui giunta rischia ogni giorno il commissariamento. Il quale poi ha commentato in tarda serata: «Sono molto contento che fino ad ora non sia successo nulla. E' un segno
di maturità del movimento ed io sono assolutamente con loro».
Ma ancora una volta il popolo Notav ha dimostrato che decide in autonomia cosa fare. Dopo gli scontri di qualche giorno fa, amplificati dai media oltre la loro reale portata, l'assemblea di
venerdì sera ha deciso per l'accerchiamento pacifico. E così è stato, almeno fino alle sette di sera.
Una passeggiata partita dal piccolo centro di Giaglione, un gioiellino di architettura rurale, alle due del pomeriggio e giunta al campeggio senza che nulla accadesse. I leader storici della
battaglia erano disposti nei punti dove il sentiero costeggiava le recinzioni, ma non è stato necessario il loro intervento. I manifestanti hanno così potuto osservare le barricate alzate dalle
forze dell'ordine in questi giorni. Alte tre metri, base in cemento e doppio giro di fil di ferro. In alcuni punti del sentiero i manifestanti hanno comunque subito gli effetti dei gas
lacrimogeni Cs sparati nei giorni passati che hanno intriso le terra, ormai avvelenata. In testa al serpentone c'erano i rappresentanti del Comitato 3.32 dell'Aquila. Anna Lucia Bonanni
commentava: «Siamo venuti in venti. La nostra lotta per la ricostruzione della città è direttamente collegata con quella della Val Susa. L'unica grande opera che dovrebbe essere immediatamente
iniziata è la ricostruzione dell'Aquila. Qui in val Susa si sta difendendo un presidio alzato contro la dittatura e per la democrazia». Ma lei non era l'unica non valsusina presente. Gruppetti
provenienti da Roma, Firenze, Genova, Treviso, Padova e molte altre città. La solidarietà verso il movimento Notav ed il riconoscimento che la battaglia di questo territorio non è solo più contro
un treno sta portando ad un contributo fattivo forse inaspettato da chi, solo pochi anni fa, pensava di stare combattendo una battaglia senza truppe. Non per nulla erano presenti anche 200 ex
alpini.
Si chiude così il campeggio Notav. Ma si apre il nuovo presidio e di fatto non cambia nulla. L'idea è di riproporre quanto accaduto durante il mese di luglio per tutto agosto e anche settembre.
In autunno si vedrà. Ma già dalla prossima settimana dovrebbero esserci alcune novità. Alcuni militanti hanno proposto di creare una piccola spiaggia lungo il torrente Dora dove poter accogliere
i vacanzieri valsusini che al mare non possono o non vogliono andare. E poi dovrebbe partire il cantiere, questa volta vero, della città sugli alberi. Tante piccole casette posizionate tra i rami
dei grossi castagni che circondando la caserma-cantiere, in grado di accogliere un buon numero di emulatori del Barone Rampante. Attualmente ce n'è solo una ma l'idea è di riuscire a costruirne
almeno venti entro novembre. La stragrande maggioranza dei manifestanti ha poi passato la serata all'interno del campeggio, tra di essi un gruppo cospicuo non ha rinunciato a manifestare, anche
durante la notte, dissenso e disprezzo verso coloro che hanno militarizzato il territorio.