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15 dicembre 2011 4 15 /12 /dicembre /2011 19:18

Irene Rui, resp. Dipartimento Politiche Migratorie PRC-FdS, Vicenza - In pochi giorni il ventre razzista dell'Italia ha partorito un pogrom contro la collettività rom e i cittadini senegalesi compiute con modalità da Ku Klux Klan, scrive Annamaria Rivera su “Liberazione” il 15 dicembre. Parole che facciamo nostre come alcuni stracci del suo articolo, poiché l'aria che tira in questi giorni di crisi, anche a Vicenza, non è buona ed è facile che nella disperazione per la chiusura di diverse aziende, per la perdita di lavoro che il razzismo si fomenti tra la gente.

Un razzismo da disperazione, che facilmente può prendere piede nella gente semplice che caduta ora in disgrazia, è disposta a fare la badante o la donna di pulizie, o il garzone da osteria, o il commesso pubblicitario in cambio di qualche soldo; ma anche nei professionisti o dottori, rimasti inoccupati o disoccupati che si adatterebbero a qualsiasi lavoro a cui prima arricciavano il naso. “Che tornino a casa loro, qui lavoro non ce n'è neppure per noi” quante volte sentiamo o abbiamo sentito questa frase? “Quando i miei erano in Svizzera se non avevano il lavoro sarebbero stati sbattuti fuori”. “Che cittadinanza vogliono questi che tornino a casa loro”. Altre belli frasi a fondo razziale.

A questo si aggiunge la paura dei furti dei disperati, dei furti degli “zingari”, nei negozi come nelle nostre case, nelle aziende e quant'altro. Sporchi, ladri e delinquenti, queste persone vanno punite, non devono vivere vicino a noi ed ecco le spedizioni, la giustizia fai da te contro magari innocenti, visto che ultimamente i furti da autoctoni disperati, sono aumentati. Ma non importa i colpevoli sono sempre i più deboli: albanesi, rumeni, slavi e zingari. Un sentimento razzista fomentato dagli slogan leghisti, ma anche dal senso di sicurezza delle istituzioni locali, come da alcuni quotidiani locali. “Ma cosa vogliono i campi nomadi, ma che tornino a casa loro”. “Non si può vivere vicino a un campo nomadi, sono sporchi e i bambini sono sempre nudi in mezzo alla strada, deprezzano gli immobili e portano il degrado in quartiere” Altre belli frasi a fondo razziale.

Ed ecco cosa accaduto in Italia, ma potrebbe a breve accadere anche a Vicenza. “Il primo episodio è accaduto in un quartiere popolare per antonomasia, Le Vallette di Torino; il secondo fra la periferia e il centro di Firenze, città reputata tollerante, democratica, civile per eccellenza e ieri nei confronti di un altro cittadino senegalese a Milano, dove un'auto vi si è affiancata ha chiuso le luci e poi gli ha gettato a dosso una bottiglia. Il pogrom torinese ha avuto come vittime i capri espiatori di sempre, quelli che - dicono sondaggi e inchieste - occupano il primo posto nella scala dell'antipatia, del disprezzo e della xenofobia i rom, ma anche i sinti. All'opposto, la strage di Firenze ha colpito coloro che a Firenze, fra i migranti, sono i più "integrati", accettati, se non benvoluti. In entrambi i casi, - afferma Annamaria Rivera - l'informazione si è comportata secondo quella coazione a ripetere che è uno dei tratti peculiari del circolo vizioso del razzismo all'italiana. Infatti, - continua la Rivera - perfino quotidiani "progressisti" come La Repubblica sulle prime hanno dato credito alla falsa accusa di stupro contro i rom, architettata da una giovane "peccatrice" dal cervello infarcito di stereotipi razzisti («puzzavano», «uno aveva una cicatrice sul viso»…). E finanche di fronte a una violenza omicida così palesemente razzista come quella fiorentina, un altro quotidiano, La Nazione, non ha saputo resistere alla tentazione di parlare di «regolamento di conti». Del resto, è quel che fece nel 2008 La Repubblica nel primo pezzo sulla strage di camorra di sei lavoratori sub-sahariani, compiuta nel 2008 a Castelvolturno: il titolo parlava di «scontro a fuoco» e di «agguato contro il clan degli immigrati». In quel settembre del 2008 solo una minoranza d'italiani - i soliti antirazzisti: intellettuali, attivisti, organi d'informazione di nicchia - si allarmò per un'escalation di violenza razzista che in quattro giorni aveva fatto ben sette vittime, da un capo all'altro della Penisola: oltre alla strage di Castelvolturno, l'assassinio, a Milano, di Abdul Guiebre, diciannovenne italiano con genitori del Burkina Faso. Nello stesso anno in Via Cricoli è dato alle fiamme, la parte rom del campo.

Oggi la storia si ripete: i pogrom contro i rom e i sinti avvengono con le stesse modalità al Sud come al Nord d'Italia, spesso in quartieri un tempo "rossi" e operai, spesso ispirati anche da assai concreti interessi economici. “Alle Vallette la miccia simbolica che ha appiccato il rogo reale dell'insediamento rom è stata un'accusa da manuale del buon razzista antigitano. Ancor più classica la leggenda che in un altro quartiere popolare, Ponticelli, a Napoli, sempre nel 2008, servì da detonatore dell'attacco razzista che costrinse alla fuga tutti i rom della zona: la figlia di un camorrista aveva accusato una sedicenne rom di aver tentato di rapirle il bebè. La povera ragazza fu poi condannata a una pena severa da giudici forse anch'essi educati da genitori che li minacciavano: «Non fare il cattivo se no ti rapiscono gli zingari!».” A Vicenza ogni volta che si discute di spostare i residenti di Viale Cricoli in altre aree, o si stanziano nuovi insediamenti nei comuni della provincia, nasce una crociata contro queste popolazioni, sia istituzionale sia di alcuni cittadini. “In entrambi i casi il pogrom si svolge secondo un tipico copione che vede protagonista una folla inferocita composta anche da famigliole: donne e bambini compresi, riferiscono le cronache”; ma anche con raccolte firme o avvisi alla polizia locale gridando aiuto, aiuto arriva la carovana di nomadi.
Più "anomala" è la strage fiorentina, almeno rispetto al contesto italiano. Ed è essa a segnare una svolta minacciosa nel ventennio abbondante di crimini razzisti – continua la Rivera -che inizia almeno nel 1989, con l'omicidio di Jerry A. Masslo. E non solo perché compiuta da un killer, Gianluca Casseri, apertamente razzista, nazista, negazionista, iscritto o comunque frequentatore abituale di Casa Pound, ovvero dei "fascisti del terzo millennio", troppe volte protetti e legittimati a destra, ovviamente, ma perfino a sinistra. Quel che rende ancor più allarmante questo massacro è che sia stato compiuto non in un contesto marginale, degradato e/o conflittuale, ma nel cuore di Firenze e con freddezza e determinazione. Inoltre, - scrive la Rivera - fra l'agguato mortale in piazza Dalmazia e il nuovo tentativo di strage in San Lorenzo passano più di due ore: è solo dopo che «gli investigatori si mettono alla caccia dell'assassino», per dirla alla maniera dei giornali. Qualcosa di simile è accaduta alle Vallette: le forze dell'ordine sono arrivate solo a corteo e pogrom compiuti. Sarebbe accaduta la stessa cosa se un «extracomunitario», come dicono loro, si fosse scatenato nella caccia ai bianchi, armato di una 357 magnum? O se degli «zingari» si fossero messi in marcia per incendiare un quartiere "bene" di Torino?
Oggi si cerca di far passare Casseri per un pazzo isolato, quando invece non si contano i siti e i giornali on line dei quali era collaboratore abituale, in compagnia di pezzi grossi del "pensiero" di estrema destra. Fra questi, Gianfranco de Turris, ben noto non tanto quale "studioso" dell'opera di Julius Evola ma piuttosto come caporedattore per la cultura del Giornale radio RAI. Non v'è impresa "culturale" compiuta dallo stragista suicida (o suicidato?) che non lo veda in sua compagnia. I due, Casseri e de Turris, sono fianco a fianco nel Centro Studi La Runa (che ora, con scarso senso di rispetto per il defunto, ne ha cassato gli articoli). Si scambiano i ruoli di relatore e moderatore in numerosi convegni e incontri di studio (si veda, prima che lo cancellino: http://ko-kr.facebook.com/note.php?note_id=335652373875). E l'uno, de Turris, scrive prefazioni o presentazioni alle opere dell'altro.Un pazzo isolato? Ci spieghino allora come mai un giornalista Rai frequentasse un simile folle e la Rai spieghi ai cittadini italiani perché abbia (o abbia avuto per tanti anni) come redattore uno che, oltre a recensire e divulgare robaccia neonazista, aveva frequentazioni così pericolose. Fra l'altro, Casseri era attivo collaboratore del sito Stormfront, avatar del Ku Klux Klan: dunque, non è in senso metaforico che rimarchiamo le modalità da incappucciati della strage fiorentina.”
Da molti anni si parla e si scrive per mettere in guardia dalla pericolosa saldatura leghista con alcuni componenti neonazisti che in Italia si è realizzata fra il razzismo istituzionale e quello popolare. La Lega Nord, ha usato un criterio pedagogico nei confronti delle masse popolari, mettendole contro i migranti, i rom e i sinti; istigando la gente contro queste persone, queste famiglie colpevoli solo di essere diverse. Oggi appare evidente come il cumulo di pacchetti-sicurezza, leggi e norme tesi a discriminare, mettere al bando immigrati, rom e sinti, abbia ottenuto anche il suo secondo scopo: accendere le torce di folle inferocite e armare la mano di killer razzisti.

Con l'avanzare della crisi, dell'impoverimento di massa, della disgregazione sociale e del rancore collettivo che diviene razzismo, questi avvenimenti non saranno gli ultimi, saranno l'inizio a meno che il conflitto sociale non imbocchi la strada giusta della lotta contro i poteri finanziari ed economici responsabili di un tale disastro e i loro comitati d'affari insediati nelle istituzioni, e che la gente gridi la sua indignazione, non nei salotti davanti alla TV, ma in piazza. Perché oggi scendere in piazza conta e questo governo teme più del precedente il dissenso di piazza.

Si chiede ai cittadini di dimostrare che non tutti gli italiani sono razzisti, che non tutti i vicentini la pensano come la Lega, di scendere in piazza, aderire e partecipare alla manifestazione promossa dall'USB contro il razzismo di sabato 17 dicembre alle ore 15,00 con partenza dalla Stazione.

Diciamo NO al razzismo in Italia, urliamo NO ai poteri finanziari che mettono i poveri contro i poveri. Il potere è nelle nostre mani, usciamo dall'incantesimo della rassegnazione e gridiamo Basta. 

 

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