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16 febbraio 2011 3 16 /02 /febbraio /2011 19:30

testataChecchino Antonini, "Liberazione" 16 febbraio 2011

 
Quando lo hanno sentito in tv che diceva di aver già ripubblicizzato il suo acquedotto, sono trasaliti. E così quelli di Abc, Acqua bene comune, hanno scritto al loro governatore per capire meglio. Non è un problema da poco perché la Regione di cui si narra è la Puglia e la narrazione è l'elemento cardine delle fortune del suo Presidente. Nichi Vendola. E pure Anno zero, la trasmissione che l'ha ospitato il 10 febbraio gode fama di non raccontare troppe balle (sarà interessante notare se i paladini della libertà di stampa garantiranno il diritto di replica chiesto da Abc).
La telenovela, genere piuttosto in auge a Sudest (per via di Telenorba), sulla ripubblicizzazione dell'acquedotto pugliese vede arricchirsi la trama quando Vendola dichiara che «al trentesimo/quarantesimo giorno di questa legislatura ho fatto la ripubblicizzazione dell'acquedotto come legge del mio governo e l'ho passata nella commissione competente del consiglio regionale». «Purtroppo, però, senza l'approvazione in Consiglio non c'è tecnicamente alcuna legge e la sua affermazione rimane nell'ambito dell'annuncio e non di
quanto fatto. Inoltre ha omesso di fornire delle informazioni significative», replicano i promotori della ripubblicizzazione assieme al comitato referendario nazionale.
Alla storia, infatti, mancava più di un pezzo, ovvero: il fatto che Vendola e l'Assessore Amati, già nell'ottobre 2009, avevate preso pubblicamente l'impegno di presentare in Consiglio, entro la fine del suo precedente mandato, la proposta di legge che sarebbe stata prodotta dal tavolo tecnico congiunto tra Regione, Comitato e Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua. Il fatto che il leader - a nome della sua coalizione - durante la campagna elettorale aveva assunto l'impegno di trasformare il ddl in legge entro i primi 100 giorni della legislatura successiva. Era il 2 marzo di un anno fa. Dall'11 maggio 2010 - quando la giunta ha approvato il ddl - ci sono voluti cinque mesi perché approdasse nelle competenti commissioni. E da allora - nonostante le sollecitazioni in tal senso e le richieste di incontro da parte del Comitato pugliese "Acqua Bene Comune" - più nulla.
C'è voluta una ennesima mobilitazione, lo scorso 28 dicembre, per essere ricevuti dall'assessore Amati, che promette una comunicazione più "fluida" ma anticipa la presentazione di una serie di emendamenti per «rafforzare» giuridicamente lo stesso ddl previsto in Consiglio entro la fine di gennaio ma ancora fermo ancora nelle commissioni. E quegli emendamenti sembrano in controtendenza rispetto ai principi che hanno guidato fin dall'inizio il percorso di ripubblicizzazione: la gestione interamente pubblica e partecipata da cittadini e lavoratori del servizio idrico con garanzia per tutti di condizioni minime di servizio, l'esclusione totale del profitto da parte di privati nella gestione anche di parti del servizio. In pratica, come scritto da Liberazione, che fa parte del comitato promotore dei referendum, c'è chi prova ad annacquare la ripubblicizzazione. Già l'ufficio legale della Regione aveva cancellato un pezzo della dicitura fatale - azienda pubblica regionale, soggetto di diritto pubblico - perché sarebbe stato «cacofonico» il ripetersi della parola pubblico nella stessa frase ma, di fatto, rischiando di compromettere tutto il parto della ripubblicizzazione, ereditata, tra l'altro da una legge del Governo D'Alema. «Dal 14 gennaio abbiamo inviato all'assessore Amati - e a Vendola per conoscenza - tre comunicazioni ufficiali (di cui una lettera aperta) nelle quali si chiedeva un incontro per esporre le nostre perplessità e confrontarci sul processo di ripubblicizzazione. Solo il 26 gennaio abbiamo ricevuto una comunicazione dall'assessore nella quale si legge "Al fine di meglio preparare l'incontro, prego trasmettere report puntuale con le relative osservazioni ai singoli emendamenti". Due settimane dopo «neanche un cenno di risposta - continuano gli estensori della lettera aperta - Perché? Perché sembra essere sceso nuovamente il silenzio? Perché non abbiamo un riscontro alle nostre richieste? Perché sostiene in televisione di aver ripubblicizzato l'acquedotto pugliese se questo, oggi, è ancora una società per azioni? Cogliamo l'occasione per chiederle di continuare ad "andare avanti passo dopo passo con concretezza", rinnovandole la richiesta di un incontro urgente per il necessario chiarimento e per discutere riguardo alle necessarie modifiche da apportare al testo, per renderlo più chiaro e inequivocabilmente in direzione della ripubblicizzazione del servizio idrico».
La lettera aperta viaggia sulle agenzie e sui siti da 48 ore ma in Regione, cortesemente, dicono a Liberazione di non saperne nulla. Vendola è a Bruxelles e da lì parla di uso sostenibile dell'acqua al Comitato delle Regioni ma, come si evince dall'apertura a Fli per una coalizione a tempo, è attento a quello che succede in Italia. E di risposte al comitato non ne sono arrivate. Almeno finché questo numero di Liberazione non va in stampa. «Finora ha solo declamato ora crediamo che debba produrre un fatto, ripristinando un testo che parli di ripubblicizzazione e gestione partecipativa», dice anche Marco Bersani del comitato referendario in partenza per Sanremo dove si tenterà di bucare la scia mediatica del festival della canzone e arrivare, tramite i media presenti, al "grande pubblico.
Lo hanno chiamato il "Festival dell'Acqua" che culminerà venerdì nel concerto gratuito in Piazza San Siro, con Andrea Rivera, Yo Yo Mundi e Lorenzo dei Mercanti di Liquore. Durante le giornate del 17 e 18 ci sarà animazione in città, con artisti di strada, palloncini, banchetti. La battaglia più urgente è per la data adeguata a conseguire il quorum: «Ovvio che un paese normale che dovrebbe favorire partecipazione e scoraggiare lo spreco della spesa pubblica - ricorda Bersani - troverebbe normale l'accorpamento di referendum e amministrative».

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