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22 febbraio 2011 2 22 /02 /febbraio /2011 16:18

E’ tropo semplice dare una lettura della crisi nordafricana, con il fatto che il popolo finalmente si è ribellato ad anni di repressione dittatoriale, che i cittadini morsi dalla fame e dalla disoccupazione hanno attaccato le istituzioni colpevoli di derubare al popolo per arricchire l’apparato, che la crisi partita dalla Tunisia si è estesa all’Egitto e alla Libia, come una sorta di presa di coscienza dei popoli. Sotto tutto questo ci sono gli affari internazionali, dei potenti, ci sono gli interessi soprattutto americani. I colonnelli, i presidenti andati al potere o rimasti al potere grazie agli States, non fanno più comodo è ora di dare una svolta, più democratica o più vantaggiosa per gli USA.

E il governo italiano che fa? Invece di offrirsi come pancere, di dichiarare il suo disappunto sui massacri dei civili, si preoccupa degli affari dei governanti e degli amici (il petrolio, l’Eni, le commesse dei grandi costruttori come la Maltauro, delle aziende italiane), dei problemi che la crisi libica può causare all’economia del nostro Paese. Si preoccupa dei campi di prigionia per evitare che “i brutti, sporchi e cattivi africani” (pensare che eravamo noi) arrivino a lambire le mura della fortezza americana, pardon italiana.

E’ semplicemente vergognoso: anteporre gli affari, gli interessi dei potenti alla sovranità di un popolo; accettare il massacro dei civili per amore dei propri affari.

Un gioco a cui il nostro governo si presta e che da decine di anni gli Stati Uniti amano fare dispiegando contingenti come l’Africom, per portare ordine e democrazia nel continente africano grazie anche alla base di Vicenza. Punto strategico per il controllo dell’Africa, Medioriente e dei paesi dell’Est.

 

Irene Rui

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