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22 febbraio 2011 2 22 /02 /febbraio /2011 16:19

Si è acceso da giorni un forte dibattito tra l’area politica governativa e quella dei cittadini vicentini, sul destino dell’area ad est dell’ex aeroporto Dal Molin.

Un dibattito che interroga la città di Vicenza, utile da un lato e inutile dall’altro. Utile perché è giusto che i cittadini pensino come costruire i loro spazi, inutile poiché quell’area non è ancora proprietà del Comune di Vicenza. Il Commissario governativo Costa, infatti, dopo il tavolo sulle compensazioni di qualche mese fa (ormai un anno fa), non ha ancora mantenuto i patti e l’immensa area verde a ridosso della città e vicino alla base americana, non è ancora stata sdemanializzata e concessa all’Amministrazione vicentina. Chissà perché?

E’ utile ricordare che i progetti iniziali degli Stati Uniti, prevvedevano che tutta l’area del Dal Molin, dovesse essere concessa, con relativa pista aerea ed eliportuale, dalla base. E che solo il movimento vicentino era riuscito a strappare - quella che ora rimane una promessa - che la zona ad est fosse lasciata libera.

Quell’area deve essere dei cittadini e una volta acquisita vi deve essere un vincolo, scritto nero su bianco, da parte delle amministrazioni comunali che si succederanno nei prossimi anni, che quei 690.000 mq. rimarranno un polmone verde. Vi deve essere un impegno scritto, in cui l’area non sarà ceduta né ad altre istituzioni, né a privati, ma dovrà essere un bene pubblico fruibile dai cittadini che decideranno se farne un parco, un’area ecologica, una zona boschiva o tematica, e certamente non vi dovrà essere ulteriore cemento oltre a quello esistente che dovrà essere valorizzato come spazio sociale. I cittadini per realizzare tutto questo non hanno bisogno di compensare o concertare, potrebbero usufruire dei fondi europei preposti.

C’è chi invece preferisce la scorciatoia, prevedendo la presenza della Protezione Civile Veneta, in quell’area. Con ciò non ci sarebbe alcun passaggio burocratico, poiché non servirebbe la sdemanializzazione e il contratto di concessione all’Amministrazione Vicentina, oltre al fatto che rimarrebbe ancora sotto la giurisdizione del ministero degli interni. Una proposta che è stata confezionata per benino e che dovrebbe essere accettata ad occhi chiusi, poiché è ancora fresco il ricordo dell’esondazione vicentina. Certamente la presenza in quell’area della Protezione Civile, significherebbe semplificare un po’ le cose per il governo: mantenere i patti con gli USA per l’utilizzo dell’intera area e quella delle compensazioni con Vicenza, utilizzandone una parte a parco, in fondo 690.000 mq sono tanti perché non ci possono stare entrambe le cose?

Semplicemente perché quell’area è definita nel PAT come area verde e alla protezione civile è destinata un’altra zona, poco lontano nel quartiere Laghetto; e poi la Protezione Civile all’ex aeroporto, significherebbe – essendo come affermato dalla Da Lago, che l’istituto civile collaborerà con gli americani – consegnare l’uso dell’area agli elicotteri e ai bombardieri dell’Africon cui si accenna nei cables di Wikileaks. Tutto collima no! Ciò che uscito dalla porta vuole entrare ora dalla finestra.

I cittadini vicentini con le 3000 firme depositate oggi per chiedere un Consiglio Comunale straordinario con la presenza di Costa, non hanno nessuna intenzione di perdere quell’area; non vogliono che ciò che rimane dell’aeroporto sia di nuovo militarizzato e utilizzato dall’Africon, per i suoi scopi bellici. Un’area molto sensibile e che nasconde nelle sue viscere l’oro blu, l’acqua e che rischia di essere danneggiata inreversibilmente. Un’area che identificherà l’autodeterminazione dei vicentini contro l’usurpazione di una parte del territorio da uno stato straniero e che lo vuole utilizzare a scopo bellico.

E’ un atto politico di sovranità popolare, sancito dalla costituzione, quello che chiedono i cittadini vicentini, i cittadini italiani. Di essere veramente “padroni a casa nostra” e non che altri lo diventino. Vicenza è già sufficientemente militarizzata, una grande fortezza militare, un territorio sensibile e strategico per le guerre in Africa e obbiettivo per attacchi contro gli USA, non aggraviamo la situazione.

 

Irene Rui

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